4 giugno 2015
ore 13:18
di Carlo Migliore
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 Per tutti

La notizia apparsa ieri 3 Giugno 2015 su alcune importanti riviste mediche americane nasconde a dispetto del suo titolo apparentemente poco interessante, una grande scoperta in campo scientifico. Tutti sappiamo infatti che alcuni anfibi o rettili hanno la capacità di rigenerare autonomamente alcune parti del corpo mutilate, si pensi alla coda delle lucertole o alle zampe di una salamandra ma non avevamo idea che questo meccanismo potesse essere stimolato anche in alcuni mammiferi.

topini di laboratorio
topini di laboratorio

Sebbene il processo per il quale avviene la rigenerazione nei rettili ci sia ancora sconosciuto, uno studio condotto da Ellen Heber-Katz, PhD, dell'Istituto Lankenau per la ricerca medica (LIMR) su un ceppo particolare di topi da laboratorio (ceppo MLR) i cui risultati sono stati pubblicati ieri, ha dimostrato che la somministrazione di un farmaco particolare dal nome impronunciabile (1,4-dihydrophenonthrolin-4-one-3-carbossilico (1,4-DPCA), può disinibire una proteina di norma bloccata nella molecola HIF e favorire in questi topi una auto rigenerazione di tessuti mancanti, in particolare la cartilagine delle orecchie e questo senza l'utilizzo di cellule staminali.

La salamadra è capace di rigenerare gli arti perduti
La salamadra è capace di rigenerare gli arti perduti

A questo punto diventa chiara l'importanza di una simile scoperta, in tutti i mammiferi infatti, una lesione, una ferita o l'amputazione di un arto si traduce normalmente nella sola produzione di una cicatrice che tampona il danno senza che vi sia una sostituzione della parte di tessuto mancante con un tessuto nuovo, come una copia del precedente. Siamo quindi di fronte ad un primo passo per capire se è possibile attivare questo processo anche in altri mammiferi e naturalmente negli esseri umani.


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