18 ottobre 2021
ore 16:32
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Un nuovo allarme viene lanciato dalla comunità scientifica riguardo la fusione del ghiaccio marino artico. Dalle ultime analisi sembra che anche la parte più antica e più spessa della banchisa stia subendo un rapido deterioramento. C'è un'area detta "Last Ice Area" situata a nord della Groenlandia che costituisce quello che potremmo definire l'ultimo baluardo di resistenza al riscaldamento globale. Questa zona di ghiaccio, in virtù del suo spessore (maggiore di 4 metri) e quindi della sua età (sono ghiacci pluriennali) ha una maggiore capacità di resistere all'aumento delle temperatura. Ebbene purtroppo lo spessore medio del ghiaccio di questa zona è costantemente diminuito negli ultimi quattro decenni, e oggi i settori di ghiaccio più spessi di quattro metri occupano un'area molto piccola.

La riduzione del ghiaccio marino pluriennale è particolarmente evidente a partire dagli anni 2000. Nel 1979 l'estensione era di circa 4,5 milioni di chilometri quadrati. Oggi l'area si è ridotta di 2,9 milioni di chilometri quadrati ed è ora pari a circa 1,6 milioni di chilometri quadrati, quasi tre volte in meno.

Oggi solo l'1% della banchisa è ghiaccio più antico e più spesso. La maggior parte dell'attuale banchisa nell'Artico oggi è costituita da ghiaccio giovane, con non più di 1 anno di età.

Gli scienziati avevano calcolato che con l'attuale ritmo di fusione, quasi tutto il ghiaccio marino artico della Groenlandia sarebbe potuto scomparire entro il 2040, tutto tranne la famosa zona con spessore maggiore di 4 metri. Ma ultimamente in quell'area hanno cominciato ad aprirsi delle crepe con dei tratti di oceano isolato nella banchisa, quelle che in gergo i glaciologi chiamano Polinie. Una grossa Polinia larga almeno 30km che mette ora in discussione quella famosa resilienza attribuita alla "Last Ice Area". 

Nessuno aveva mai visto una formazione del genere in quella zona

, ed è proprio questa la maggiore preoccupazione degli scienziati. Se la zona con la più alta resistenza alla fusione inizia a frammentarsi, il disgelo della massa ghiacciata totale potrebbe accelerare esponenzialmente e completarsi molto prima del fatidico 2040.


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