10 maggio 2023
ore 9:36
di Giorgio Kaldor
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 Per tutti

Comprare sfuso permette di risparmiare in termini sia economici che ambientali. Acquistare prodotti senza imballaggio, rinunciando quindi al costo del packaging, consente infatti di ridurre la spesa fino al 40% e sgravare l'ambiente da confezioni che si potrebbero facilmente evitare. Senza parlare poi degli effetti positivi per la logistica, dati dalla riduzione dei volumi, e per lo spreco alimentare, vista la possibilità di adattare le quantità alle proprie necessità. Tuttavia, nonostante questi vantaggi, i "negozi alla spina" in Italia non sono molto diffusi. Non solo per colpa dei consumatori.

"Ad oggi in Italia ci sono circa 800 negozi tra negozi sfusi, ovvero con un buon 70-80% di prodotti sfusi e il restante imballato, oppure di negozi con un angolo sfuso, che possono essere lavanderie, stirerie, tabaccherie, negozi di elettrodomestici, elettrodomestici, vivai. Insomma, degli esercizi che svolgono altro come attività principale", racconta a 3BMeteo Ottavia Belli, Ceo di Sfusitalia, rete che raccoglie e promuove i negozi sfusi italiani. "In altri Paesi, in particolare Francia Germania e Spagna, pullulano invece tanti piccoli negozi di quartiere. In Francia e Spagna, soprattutto, i supermercati hanno introdotto lo sfuso. Una legge francese e una legge spagnola hanno imposto ai supermercati più grandi di 400 metri quadri di avere almeno il 20% di prodotti sfusi. Con un impatto positivo dal punto di vista della distribuzione della modalità di vendita sfusa sul territorio, considerato che 400 metri quadri è proprio il minimo per un supermercato."

Un potenziale enorme considerato che, stando ai dati dell'Osservatorio nazionale del commercio del Ministero per lo Sviluppo economico, in Italia al 31 dicembre 2021 erano attivi quasi 11 mila supermercati. Coinvolgere la grande distribuzione organizzata servirebbe, inoltre, non solo a promuovere su grande scala il modello, ma a cambiare passo anche sul fronte dell'impatto ambientale.

Infatti, se da un lato è vero che il Piano d'azione Europeo per l'economia circolare guarda al 2030 come data per rendere tutti gli imballaggi riutilizzabili e riciclabili, è però altrettanto importante iniziare a ridurre il loro utilizzo e quindi il consumo di materie prime. In Europa, ogni individuo produce in media 177 kg di rifiuti da imballaggio all'anno, un incremento rispetto ai 154 kg registrati dieci anni fa. E purtroppo, in Italia, la situazione è ancora peggiore: nel 2020 abbiamo prodotto in media 208 kg di rifiuti da imballaggio per ogni cittadino.

Stando ad un recente sondaggio condotto da Sfusitalia, Junker app e EconomiaCircolare.com, il prodotto senza packaging resta un obiettivo desiderabile: quasi l'84% di chi non frequenta negozi sfusi vorrebbe infatti farlo. Ma non solo, "Sempre secondo il nostro sondaggio, i consumatori non sanno dove trovare questa tipologia di negozi in Italia oppure non hanno un negozio nel proprio comune o stanno troppo lontani dal negozio più vicino - continua Belli -. Negli ultimi anni l'andamento di questo mercato è stato molto altalenante, sia a causa del covid, sia a causa della crisi energetica e della guerra in Russia. Negli ultimi dodici mesi abbiamo assistito sia alla chiusura di tantissime attività che non ce l'hanno fatta e hanno chiuso i battenti, sia alla nascita di nuovi negozi. In Italia, quindi, tra aperture e chiusure, siamo rimasti abbastanza stabili. Oggi aprire un negozio sfuso senza nessun tipo di aiuto statale non è facile".

Eppure, un tentativo (andato certo non a buon fine) era stato fatto. Sono passati infatti quasi quattro anni da quanto il Decreto Clima del 2019 ha previsto un contributo di 5mila euro per chi apriva nuovi negozi o attrezzava spazi per lo sfuso anche nei supermercati. Tuttavia, dei 40 milioni totali stanziati dai due bandi - 20 milioni di euro per il 2020 e altrettanti per il 2021 - sono stati erogati solo 600 mila euro. 

Un altro modo per sostenere la diffusione dei negozi zero waste sarebbe realizzare un codice Ateco apposito, come conclude Belli. "L'assurdità maggiore dei negozi sfusi è che non sono categorizzati. Quindi i codici Ateco di riferimento sono vari, tra cui minimarket. Questo comporta il pagamento della tassa dei rifiuti come gli altri negozi, cioè tra i 1000€ e 1.500€ l'anno. Nonostante i negozi sfusi contribuiscano alla riduzione dei rifiuti. Un vero e proprio schiaffo morale."


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