8 marzo 2022
ore 7:10
di Davide Sironi
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 Per tutti


BILANCIO INVERNO 2021/22 SUL NORD ITALIA: eccezionalmente secco e mite.
Sul Nord Italia la stagione invernale appena conclusa (l'inverno meteorologico va dal 1° dicembre al 28 febbraio) è stata particolarmente anomala dal punto di vista meteo-climatico. L'alta pressione ha dominato lo scenario meteorologico dell'inverno determinando lunghi periodi asciutti e siccitosi, interrotti solo saltuariamente da brevi episodi perturbati, di cui solo tre significativi: la nevicata dell'Immacolata al Nord-Ovest e le due perturbazioni rispettivamente del 5 gennaio e di San Valentino che hanno coinvolto soprattutto est Lombardia e Triveneto, lasciando l'estremo Nord-Ovest in ombra pluviometrica. Tra dicembre e gennaio lo scenario meteorologico è stato caratterizzato da staticità atmosferica che ha favorito l'accumulo di smog in Val Padana con molti giorni critici per quanto riguarda la salubrità dell'aria.

Febbraio
invece ha mostrato un lato più ventoso con diversi episodi di foehn, anche violenti. Stando i dati della rete Meteonetwork, mancano all'appello tra il 40 e il 60% di piogge e nevicate rispetto alla media (1981-2010) con deficit superiori all'80% sul Piemonte. Per quanto riguarda le temperature sono state ovunque sopra media con le anomalie più grandi che si sono concentrate sulle Alpi con scostamenti anche superiori ai 4-5 gradi rispetto alla media climatologica calcolata sul periodo 1981-2010. Più contenute le anomalie in Val Padana e lungo le zone costiere dove inversioni termiche associate a foschie e nebbie hanno mantenuto le temperature più basse rispetto alle masse d'aria eccezionalmente miti affluite in quota. Il significativo deficit pluviometrico, iniziato fin dalla seconda parte dell'autunno, sta avendo forti impatti sulla situazione della risorsa idrica. Pressoché ovunque le portate dei corsi d'acqua sono inferiori alla norma e talora inferiori anche a quelle di fine estate, è il caso del Po a Torino che registra la portata media mensile più bassa per febbraio, pari a 28 mc/s. Seria anche la situazione degli invasi alpini e dei principali Laghi, ovunque ai minimi, in particolare quelli piemontesi e lombardi. Stessa sorte per le riserve nevose su Alpi e Appennino ovunque di molto inferiori alla norma. A 2000 m di altitudine, di media in questo periodo dovrebbero esserci da 1 a 2 metri di accumulo al suolo, a seconda delle zone mentre quest'anno ci sono aree in cui affiora l'erba. Da questo lato, meno severa la situazione sui settori alpini di confine che hanno beneficiato di precipitazioni nevose "da sfondamento" seppur sempre rielaborate da venti tempestosi in quota. Maggiori apporti nevosi, seppur inferiori alle medie, hanno interessato Alpi e Prealpi friulane.

LE CAUSE, ANOMALIA METEOCLIMATICA O CAMBIAMENTI CLIMATICI?
L'inverno è stato caratterizzato da condizioni tele-connettive di NAO positiva, quando presenti esse esse favoriscono l'espansione della fascia di anticicloni subtropicali sull'Europa centro-meridionale che fanno da scudo alle perturbazione atlantiche, costrette a latitudini elevate. Infatti sul Nord Europa l'inverno è stato molto perturbato con frequenti tempeste anche di eccezionale violenza. Inverni con NAO positiva fanno parte della climatologia del Nord Italia e determinano inverni secchi con fasi siccitose anche prolungate come appunto quello appena concluso, che a seconda delle zone risulta tra i più secchi della storia recente. Ma oltre ad essere secco, l'inverno è stato anche molto mite con talora dei record di temperatura registrati sulle Alpi come ad esempio durante il periodo di Capodanno, che hanno contribuito alla fusione della poca neve caduta fino a quote anche superiori ai 2000 m nei versanti assolati. La combinazione tra alte temperature e scarsità di precipitazioni, secondo il dati preliminari, è l'anomalia più evidente della stagione 2021/22 e che pone l'inverno appena concluso probabilmente come il più mite e secco da inizio rilevazioni su alcune regioni. Questo fatto potrebbe essere correlato, almeno in parte, nel contesto più ampio dei cambiamenti climatici in corso e considerato come un ulteriore campanello d'allarme per il futuro riguardo alla gestione delle risorse idriche ed economiche (pensiamo al settore turistico invernale) sulle Alpi.

PROSPETTIVE, QUANDO TORNERANNO LE PIOGGE?
Le prospettive per le prossime settimane non appaiono buone sul fronte delle precipitazioni. Le simulazioni dello scenario barico atteso per il resto del mese indicano forti anomalie positive sull'Europa centro-settentrionale, ad indicare la persistenza di strutture anticiclone tra Scandinavia, Mittel-Europa ed Europa orientale. Questa configurazione barica normalmente non è favorevole a precipitazioni significative sul nord Italia in quanto blocca le perturbazioni in arrivo dall'Atlantico. Più in là è difficile spingersi, anche perché talvolta in un contesto sfavorevole, il singolo forte episodio piovoso può compensare il deficit idrico. Lo stress idrico andrà probabilmente ad accentuarsi nel corso di marzo e se non verrà perlomeno alleviato da future piogge potrebbe comportare importanti ripercussioni in campo agricolo per la stagione di semina ormai in avvio, oltre che a difficoltà di approvvigionamento nelle aree sensibili. 


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