31 ottobre 2022
ore 10:57
di Simone Fant
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 Per tutti


Che cosa è la bioeconomia e perché può salvare la natura e preservare la ricchezza della biodiversità è fondamentale, anche per l'economia. "Dobbiamo conoscerla meglio, ma il modello economico deve essere ripensato", racconta il ricercatore Danilo Porro.


L'ultimo rapporto The Economic Case for Nature della Banca Mondiale ha stimato che il crollo dei servizi ecosistemici forniti dalla natura - come l'impollinazione, il rifornimento di cibo dalla pesca marina e il legname dalle foreste native - potrebbe comportare un calo del PIL globale di 2,7 mila miliardi di dollari all'anno entro il 2030. 

Preservare la biodiversità e i servizi ecosistemici è cruciale per il benessere dell'essere umano e il suo sviluppo economico. Ma come fare se l'attuale modello di crescita economica è stato il principale responsabile della perdita di biodiversità? Si è discusso anche di questo al convegno nazionale "SiamoEnergia! La transizione ecologica tra bioeconomia circolare, energia di comunità e patrimonio culturale",evento che si svolge il 9 settembre a Marsciano (PG) in occasione del Gecko fest 2022.

In anteprima 3B meteo ha intervistato Danilo Porro, Coordinatore NBFC - National Biodiversity FutureCentre e direttore CNR - sul tema dei problemi causati dall'Antropocene e sui benefici della bioeconomy.


Danilo Porro, l'impatto dell'Antropocene sulla biodiversità è enorme. Cosa è successo? 

Sono passati meno di tre secoli dalla prima rivoluzione industriale. Tutto ciò ha sicuramente creato benessere e una maggiore aspettativa di vita. Più di un miliardo di persone sono uscite da una condizione di estrema povertà e ogni anno 150 milioni entrano a far parte della classe media. Solitamente le persone si dimenticano degli aspetti positivi. Tuttavia Il modello economico attuale ha alterato gli ecosistemi naturali e questo rischia di portare all'estinzione milioni di specie animali e vegetali. Molte si sono già estinte. 

C'è chi parla di sesta estinzione di massa...

La giornalista Elizabeth Kolbert ha scritto un libro sulla sesta estinzione di massa, bisogna però tener presente che le estinzioni fanno parte della vita del pianeta. Tuttavia ci sono delle differenze con le altre cinque: una volta richiedevano ere geologiche, oggi avvengono a causa nostra in tempi molto ristretti.


Quanto incide la perdita di biodiversità sull'economia?

Si stima che la metà del PIL del mondo, (circa 44 trilioni su 85), è direttamente associato alla biodiversità. Se non cambiamo modello economico potremmo davvero finire nei guai. Circa 250 anni fa tutto dipendeva da energia solare, acqua, nutrienti e fotosintesi. Tutto è a base di carbonio, che non deve essere visto come un nemico. La soluzione è tornare ad usare materie rinnovabili attraverso una bioeconomia circolare.


Solo negli ultimi 50 anni la popolazione umana è raddoppiata, entro il 2050 si stima che raggiungerà i 10miliardi. La preoccupa?


Uno dei principali problemi è il cibo. Non è mai stato prodotto come oggi. Dobbiamo imparare a produrre e consumarne la quantità giusta, riciclando ovviamente gli scarti. Certo è che non possiamo crescere all'infinito, fra 100 o 200 anni non so quanti saremo ma tutto verrà fatto biologicamente. Bisogna capire se questo metodo sarà sostenibile per sfamare tutti. In generale è il consumo di risorse che deve allarmare:l' Overshoot Day in Italia è a maggio, oggi ci servono 1,8 pianeti ogni anno.


Lei coordinerà il nuovo Centro nazionale per la biodiversità (National Biodiversity Future Centre). In cosa consisterà?

Il centro, il cui hub sarà localizzato a Palermo, coinvolgerà 1300 ricercatori, 31 partner fondatori e 27 enti e collaborerà con i principali centri in Europa. l'idea è quella di sequenziare tutto il mondo vegetale italiano e di farne una banca dati per renderla accessibile alla ricerca. Avere le informazioni è importantissimo se solo pensiamo che i primi farmaci erano di origine vegetale. Gli obbiettivi quindi sono due: conoscere la biodiversità e valorizzarla.


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