6 ottobre 2022
ore 12:13
di Simone Fant
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 Per tutti

L'Europa sta probabilmente attraversando la peggior crisi energetica della sua storia. Con i prezzi del gas alle stelle, lo sforzo di governi, imprese e famiglie si sta concentrando sul ridurre l'impatto dei costi energetici. Soprattutto dopo l'invasione russa, la decarbonizzazione dei consumi e la conquista di una faticosa indipendenza energetica sono le questioni più calde dell'agenda politica europea. Vista la competitività dei prezzi delle fonti pulite, la domanda che si stanno ponendo tutti è: a che punto è l'Italia nella transizione energetica?

Lo abbiamo chiesto a Gianni Silvestrini - presidente della società Exalto Energy&Innovation e direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista QualEnergia - che ha scritto Che cosa è l'energia rinnovabile oggi. Un manuale che fotografa con precisione il trend di crescita delle fonti rinnovabili in Italia e nel mondo, con uno sguardo alle tecnologie più promettenti nel produrre e accumulare energia senza emettere anidride carbonica.


Dottor Silvestrini. Viste anche le criticità causate dalla guerra e il bisogno di un'indipendenza energetica, il governo ha dichiarato che l'obbiettivo è installare 70 GW di impianti di energia rinnovabile entro 2030.Si sta puntando abbastanza sulle rinnovabili?

Dal 2014 fino al 2021 siamo stati bloccati con un 38% di rinnovabile elettriche, quest'anno la situazione è cambiata perché i prezzi dell'energia sono così alti che gli imprenditori e famiglie vogliono installare impianti fotovoltaici per ridurre l'impatto delle bollette. Nei primi cinque mesi del 2022 sono stati installati 822 megaWatt contro i 737 di tutto il 2019. L'impressione è che siamo in una fase di forte accelerazione delle rinnovabili in Italia e in tutta Europa. Nel nostro Paese è prevista un'installazione totale 2,5/3gigaWatt totali e l'anno prossimo, grazie alle semplificazioni, ci sarà una vera e propria corsa. Ci sono segnali che fanno sperare ad una ripresa positiva.


Crede che la tassonomia europea che vede gas e nucleare come fonti green inciderà sul loro sviluppo?

Non influisce minimamente. È una decisione promossa soprattutto dalla Francia che tra l'altro ha metà delle centrali nucleari ferme, in parte per manutenzione in parte perché ci sono problemi di corrosione.Loro hanno bisogno di questa misura, ma per l'Italia e altri Paesi come la Germania non avrà grandi ricadute. Penso però che dal punto di vista lessicale sia un messaggio di greenwashing. 

Il gas invece? il governo sta cercando di diversificare il più possibile. Sono stati fatti accordi con Egitto,Congo, Azerbajan, Angola, ora Algeria.

Per quanto riguarda il gas ci sono una serie di norme all'interno della tassonomia secondo cui si può usare il gas se per esempio non ci sono alternative rinnovabili o se si sostituisce una centrale a carbone ecc. I prezzi del gas erano alti già prima dell'aggressione russa e rimarranno così anche in futuro. Il gas che viene importato è molto costoso, le rinnovabili avranno comunque un vantaggio competitivo.


Solare ed eolico sono le fonti rinnovabile con più potenziale al momento in Italia. Ma la sindrome Nimby (not in my backyard) dei cittadini e le mancate autorizzazioni da parte del Ministero della cultura bloccano ancora diversi progetti. 

Prendiamo per esempio l'eolico offshore. C'è un progetto a 65km dalla costa siciliana e malgrado questo ci sono opposizioni dal comune, stessa cosa accade Sardegna. Le associazioni ambientaliste come Legambiente, Wwf, Greenpeace hanno capito che non c'è da perdere tempo e che le rinnovabili rappresentano una soluzione per fronteggiare la crisi climatica. Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, sta viaggiando per tutta Italia fermandosi in tutti quei luoghi in cui si discute dell arealizzazione di questi impianti. Questo sensibilizzerà le popolazioni locali. Il problema esiste, però mi pare che l'aria stia cambiando.


L'industria del polisilicio, materiale essenziale per i moduli solari di silicio, si sta consolidando sempre di più ed è dominato soprattutto dalla Cina. Anche da unto di vista geopolitico quanto può essere pericolosa questa dipendenza. Per una questione di costi dell'energia non si può competere con il mercato cinese? 

Ci sono due osservazioni: visto che il solare è ormai considerata la tecnologia regina della transizione energetica, è ovvio che bisogna porsi il problema della produzione di moduli fotovoltaici, a cominciare dal polisilicio. Non sarà semplice ma anche in Italia ci sono delle società come l'Enel che sta potenziando l'impianto di Catania.

E poi ci sono le critiche sui lavori forzati nella regione dello Xinjiang...

Per questo la produzione cinese si sta spostando verso altre zone della Cina, abbondanti di sole e vento.Nello Xinjiang usano ancora carbone e la produzione di polisilicio richiede molta energia.


Lei scrive che il problema più urgente da risolvere è quello dei sistemi di accumulo di energia per lunga durata. Come fare?

È un problema tecnologico ed economico, ma ci sono dei casi virtuosi. Nello stato dello Utah, su un giacimento di sale, verranno realizzate due enormi caverne con degli elettrolizzatori che, alimentati da sole e vento, scindono l'acqua e producono idrogeno. A quel punto l'idrogeno viene compresso nel sottosuolo, in queste caverne, e poi quando serve viene estratto. Il progetto servirà per la città di Los Angeles che vuole diventare rapidamente 'carbon-free. Le soluzioni ci sono, però necessitano tempo e ricerca.


Ripone fiducia sull'idrogeno come sistema di accumulo?


Per il trasporto credo non abbia futuro, la direzione va verso una mobilità elettrificata. Oltre all'accumulo, l'idrogeno ha un futuro promettente per decarbonizzare le industrie pesanti come le acciaierei. Per il boom dell'idrogeno dovremo aspettare il decennio prossimo. La Germania sta investendo molto da questo punto di vista. 

Si parla sempre poco di geotermia come fonte rinnovabile, che potenzialità vede in questa risorsa?

Esiste il geotermico che serve per produrre calore negli edifici e questa è una soluzione che si sta diffondendo. Poi c'è il geotermico per la produzione di energia elettrica e l'Italia è stata la prima al mondo a usarla come risorsa. Entro il 2050 si pensa che raddoppierà la produzione di energia, ma non ha margini di crescita particolarmente interessanti.


Il nucleare non è una fonte fossile, ma non è nemmeno rinnovabile. Il dibattito nucleare "sì o no" si è riacceso dopo tanti anni e anche il Ministero della Transizione Ecologica lo ha preso in considerazione come possibile soluzione. Nel libro smonta pezzo per pezzo le tesi che danno il nucleare come opzione percorribile, almeno in Europa.


Un conto è rilanciare il nucleare in Cina e Russia, dove tra l'altro non c'è problema di consenso. Altra cosa riguarda i Paesi occidentali. In Europa e Stati uniti sono state costruite 4 le centrali nucleari negli ultimi 30anni e hanno avuto tempi di costruzione di 15/20 anni, con costi triplicati. Malgrado Macron voglia rilanciarlo, il nucleare in occidente ha fallito clamorosamente. Si parla di small nuclear reactor (SMR) ma hanno diversi punti interrogativi sia in termini di costi che di consenso. Le rinnovabili sono un investimento più sicuro e redditizio, in grado soprattutto di farci raggiungere gli obbiettivi climatici entro i termini degli accordi Parigi.


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