6 giugno 2023
ore 11:16
di Edoardo Ferrara
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 Per tutti

GHIACCIO ARTICO SOTTO LA MEDIA, MA CI SONO STATE ANNATE PEGGIORI - Lo scorso aprile l'Artico ha chiuso con un'estensione dei ghiacci di quasi 14 milioni di km quadrati, al decimo posto tra le estensioni più basse mai registrate a livello satellitare e al pari del 2004, secondo i dati del National Snow and Ice Data Center. Nello specifico l'estensione complessiva di aprile è risultata di circa 700.000 km quadrati al di sotto della media trentennale 1981-2010 (che è di 14.69 km quadrati), ma circa 560.000 km quadrati al di sopra del minimo storico assoluto registrato nell'aprile 2019. Alla fine del mese gli ammanchi di ghiaccio maggiori sono risultati sul Mar di Barents, a nordest della Lapponia, e in parte su quello di Berings, ovvero sul lato Pacifico. L'estensione dei ghiacci marini attorno alla Groenlandia risulta invece essenzialmente nella norma. Dal punto di vista termico in aprile le temperature sono rimaste grossomodo in linea con le medie del periodo su gran parte della porzione di Artico, fatto che spiega un rate di fusione giornaliero piuttosto basso rispetto ai mesi di aprile degli ultimi anni e di conseguenza che, per ora, non siamo messi così male. Le temperature sono risultate invece lievemente sopra la media sul Mar di Barents, sia in quanto interessato da venti più miti meridionali, ma anche per l'assenza di ghiaccio su vaste aree del bacino. 

Si consolida comunque il trend costante di perdita di massa glaciale sull'Artico negli ultimi 45 anni di analisi satellitari, con un rate di circa 37000km quadrati per anno e circa il 2.5% per decade. Dal 1979 ad oggi l'Artico ha dunque perso 1.65 milioni di km quadrati di ghiaccio, che equivale al doppio dell'area dell'intera Ucraina.

IL RUOLO DELLE NUVOLE E DEL GHIACCIO MARINO SUL CLIMA - La presenza di ghiaccio sul mare ha un ruolo fondamentale nella regolamentazione del clima: l'effetto albedo infatti, ovvero riflessione della radiazione solare verso lo spazio, mantiene il clima più freddo. Viceversa con la fusione dei ghiacci e vaste porzioni del Mar Glaciale Artico sempre più sgombre di ghiaccio, il mare assorbe la radiazione solare e si scalda più rapidamente durante il semestre caldo. Con l'aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera a partire dall'era industriale questo processo di fusione è incrementato, venendo meno la 'protezione' dell'effetto albedo. In tal senso dunque aumenta il contributo dato dalla presenza delle nuvole durante la stagione di fusione le quali, pur non efficacemente come il ghiaccio marino, anch'esse riflettono verso lo spazio la radiazione solare proteggendo in parte la calotta. L'eventuale mix di cieli sereni e assenza di ghiaccio marino, è dunque ulteriormente deleterio in termini di riscaldamento della sede artica. 


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