Gli uccelli marini preferiscono ormai costruire i loro nidi con gli scarti plastici
Primi fra tutti le sule, facilitati a deporre le loro uova sui materiali plastici o sulle reti da pesca, piuttosto che sui naturali ramoscelli.
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Le sule sono una delle specie più belle tra gli uccelli marini. Migratori che spaziano dal Sud Atlantico al Mediterraneo e si spingono fin sulle coste del nostro Mar Ligure o addirittura raggiungono i fiordi norvegesi per costruire i loro nidi, in attesa di ospitare il loro partner. Proprio la costruzione del loro nido, un lavoro così minuzioso, sta subendo negli ultimi anni un processo di deformazione che dal naturale impiego dei classici ramoscelli vede ora il più comodo ma molto pericoloso utilizzo dei residui plastici. Questi si trovano in abbondanza sulle nostre coste, più dei materiali naturali. Ed è proprio questo fattore che porta le sule all'abbandono di rami e foglie per comporre i loro nidi con materiali artificiali.
Le conseguenze però possono essere fatali. I materiali plastici, se di ridotte dimensioni, diventano allettanti bocconi, con il rischio di soffocamento degli uccelli. Le reti dei pescatori, anch'esse spesso utilizzate dalle sule, possono trasformarsi in trappole per i piccoli appena venuti alla vita, quando sarà il omento di spiccare il loro primo volo, destinati a rimanere intrappolati nelle stesse reti.
'Abbiamo provato a ricreare nidi naturali sulle scogliere per spostarli ma loro preferiscono comunque i materiali artificiali, presenti in grande quantità: l'80 per cento dei rifiuti che li circonda è plastica' - racconta Silvia Merlino, ricercatrice dell'Ismar-Cnr di Lerici, esperta in sule. Gli spazi ideali ricercati dalle sule lungo le coste sono in gran parte ricoperti di plastica e vengono puliti soltanto grazie alla buona volontà dei ragazzi delle scuole.
Una concentrazione smisurata, basti pensare che 'la concentrazione di materie plastiche nell'Artico è paragonabile se non addirittura più elevata che in alcune aree urbane', secondo quanto esposto in un rapporto del Norwegian Polar Institute.