6 settembre 2018
ore 16:20
di Lorenzo Badellino
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Allo studio la benzina ricavata dalla CO2 in atmosfera
Allo studio la benzina ricavata dalla CO2 in atmosfera

In realtà non si tratta di uno studio così innovativo, tanto che già da circa quindici anni si sta cercando il modo per catturare la CO2 e convertirla in carburante a emissioni zero. Ma la svolta è arrivata dall'azienda canadese Carbon Engineering attraverso l'innovativa e molto più economica tecnica della DAC (Direct air capture, ovvero a cattura diretta dell'aria). L'impianto canadese della società riesce infatti ad estrarre una tonnellata di CO2 dall'atmosfera ad un costo medio di 100 dollari a tonnellata (circa 86 euro), molto inferiore a quelli precedenti che vedevano un costo medio di 600 dollari (circa 519 euro) per una tonnellata di CO2 aspirata, quindi troppo elevato per uno sviluppo si larga scala, spiega Dario Zerbi di Lifegate.

Lo stabilimento canadese trasforma poi l'anidride carbonica catturata in vari tipi di combustibili liquidi, al costo di produzione di un dollaro al litro, leggermente superiore a quello dei combustibili attuali ma certamente non proibitivo.

David Keith, professore di fisica applicata all'Università di Harvard, nella British Columbia in Canada, diede il via all'esperimento nel 2015 grazie ad alcuni finanziamenti pari a 30 milioni di dollari e un orizzonte temporale di tre anni per comprendere le reali potenzialità di questa tecnologia. I primi risultati sono quasi sorprendenti tanto che l'impianto sperimentale potrebbe presto diventare uno stabilimento a tutti gli effetti, in grado di aspirare un milione di tonnellate di CO2 all'anno, ovvero il doppio delle emissioni dell'Italia, e di produrre 200 barili al giorno di combustibile 'riciclato'. Entro il 2021 gli automobilisti americani potranno scegliere se utilizzare un carburante tradizionale o uno che non ha emesso gas serra nella fase di produzione, marchiato Carbon Engineering, come viene illustrato da Lifegate.

La tecnologia Dac si serve di una serie di ventole aspiranti che catturano l'aria. In una successiva fase si cerca di separare la CO2 catturata e di stabilizzarla con una soluzione alcalina. Il liquido può essere pressurizzato e iniettato nel sottosuolo, dove viene convertito in un combustibile tramite una serie di processi chimici. Tale procedimento porta alla formazione di un carburante fossile sintetico che, una volta utilizzato nei motori, non produce nuova CO2 ma emette in atmosfera quella aspirata. Si tratta di un processo che consuma una grande quantità di energia e che in questa fase sperimentale è stato superato attraverso l'uso di elettricità prodotta da alcune dighe del territorio. Per un impianto su larga scala, invece, si dovranno per forza trovare soluzioni alternative, continua Dario Zerbi di Lifegate.

Lo sviluppo della tecnologia DAC porterebbe un ulteriore vantaggio, oltre alla produzione di un carburante compatibile con i motori odierni senza dover convertire all'elettrico l'intero parco auto circolante. Si riuscirebbe infatti a rimuovere definitivamente l'anidride carbonica dall'atmosfera: l'impianto immaginato dalla Carbon Engineering eliminerebbe da solo un quarantesimo della CO2 prodotta in un anno a livello mondiale, concludono da Lifegate.


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