14 marzo 2024
ore 7:37
di Valeria Pagani
tempo di lettura
5 minuti, 49 secondi
 Per tutti

Di fronte a città che saranno sempre più calde e popolose servono delle strategie di adattamento, tra cui forestazione e sviluppo di mobilità dolce. In un mondo sempre più urbano che deve far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, è necessario ripensare la struttura delle città. Secondo la banca mondiale, oggi circa il 56% della popolazione mondiale - 4,4 miliardi di persone- vive all'interno di aree urbane. Si prevede che questa tendenza continuerà nel prossimo futuro e, entro il 2050, quasi 7 persone su 10 vivranno all'interno dei grandi agglomerati di vetro e cemento. Ma con l'aumento delle temperature, delle emissioni di gas e inquinanti da veicoli a motore e condizionatori, con la crescita della produzione di rifiuti e il loro necessario smaltimento, con il sempre maggiore bisogno di risorse idriche per provvedere ai bisogni di popolazione e servizi, le città potrebbero diventare dei luoghi poco vivibili e incredibilmente energivori.

La città è quindi il luogo in cui si giocheranno le sfide del futuro: oggi necessitano di una pianificazione lungimirante e sostenibile, che dovrà ricreare il rapporto con la natura e le risorse, ripensare alle forme di mobilità e di consumo, investire in processi di carbon neutrality e, nell'ottica di un ambiente che sarà più caldo e più inquinato, aumentare le aree verdi e migliorare i servizi di sanità e prevenzione.

E le città italiane sono pronte a cogliere la sfida? Il report Ecosistema Urbano 2022, redatto da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, offre una panoramica delle performance ambienta lidi 105 Comuni capoluogo, tenendo conto di alcuni indicatori e di sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. E i risultati non sono troppo incoraggianti. Nel 2022 in molte città sono tornati a crescere i valori di smog, il parco auto resta tra i più alti d'Europa, sale la produzione dei rifiuti - il valore medio arriva a 526 kg pro capite all'anno -, anche se la raccolta differenziata sta crescendo, le perdite idriche si attestano sul 30/40% dell'acqua immessa in rete e pochi sono stati i miglioramenti sul fronte del trasporto pubblico e della mobilità dolce. E anche in termini di metri quadrati di verde urbano accessibile per abitante, mediamente le città italiane performano peggio di quelle europee. Si distinguono per virtuosità Bolzano, Trento, Belluno e Reggio Emilia in cui la qualità dell'aria è buona, l'offerta di servizi di mobilità e piste ciclabili è alta, l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili è crescente.

Ma, di fronte a uno scenario non dei più positivi, forse qualcosa sta iniziando a muoversi. Palermo, per esempio, è la prima città italiana ad aver aderito alla rete mondiale "Cities With Nature". CitiesWithNature è una piattaforma globale che connette città, governi, comunità ed esperti in uno spazio internazionale di confronto e di scambio di buone pratiche per un mondo urbano più sostenibile. La piattaforma fornisce conoscenze e competenze per integrare la natura nelle politiche e nei piani delle città e lo fa attraverso esempi, indicazioni pratiche, guide e spazi di dialogo. Le azioni pratiche per riportare la natura al centro della vita dell'uomo includono: l'aumento degli spazi verdi, il ripristino degli ecosistemi degradati, l'eliminazione dei rifiuti di plastica, la stesura di piani per proteggere gli impollinatori e la creazione di corridoi ecologici. Gli alberi e il verde urbano in generale rappresentano infatti uno degli elementi fondamentali per lo sviluppo delle città in ottica sostenibile e sono fondamentali per affrontare le conseguenze più drastiche dei cambiamenti climatici, come appunto l'aumento delle temperature. Gli alberi in città disperdono il rumore urbano, immagazzinano CO2 e altri inquinanti atmosferici, migliorano la salute psico-fisica della popolazione (chi non preferirebbe fare un giro in un parco piuttosto che in mezzo al traffico?), riducono lo stress e soprattutto attenuano l'effetto delle ondate di calore. Le città sono infatti particolarmente vulnerabili all'aumento delle temperature a causa dell'effetto Urban Heat Island (UHI), dovuto alla diffusa cementificazione, alle superfici asfaltate, alle emissioni degli autoveicoli, degli impianti industriali e dei sistemi di riscaldamento e di aria condizionata ad uso domestico. 

Questo effetto trasforma le aree urbane in luoghi più caldi da 3 a 8 gradi rispetto le aree rurali. Ed il numero di città esposte a temperature estreme quasi triplicherà nei prossimi decenni. Per contrastare questa situazione nelle aree urbane è stata costituita anche C40, una rete globale di sindaci delle principali città del mondo che si sono uniti per affrontare la crisi climatica. Rete nel cui comitato direttivo è presente Milano. Nel 2021 C40 ha lanciato l'Urban Nature Accelerator, un impegno per rendere le città più verdi e resilienti. I firmatari si impegnano a destinare entro il 2030 dal 30 al 40% della superficie delle città a spazi verdi o blu di alta qualità e a garantire che almeno il 70% della popolazione abbia accesso a questi spazi tramite spostamenti non superiori ai 15 minuti. La mobilità dolce è infatti un altro prerequisito per rendere le città meno inquinate, meno calde, più resilienti e più vivibili. Ed è anche evidente come un trasporto pubblico efficiente, capillare ed accessibile sia la basa da cui partire per dirigersi verso una mobilità a zero emissioni. Ma per gli italiani, l'automobile rimane ancora il mezzo preferito per qualsiasi spostamento.

Si potrà mai realizzare in Italia un progetto che vede l'eliminazione di 400 parcheggi auto per lasciare spazio ad aree verdi, pedonali e a spazi di interazione sociale (tra cui anche spazi per i tavoli da ping pong)? Questo è quanto sta avvenendo in un quartiere berlinese, Graefekiez, dove l'amministrazione è convinta che gli spazi pubblici possano essere vissuti e utilizzati in modo più efficiente rispetto a tenerli riservati alle auto parcheggiate. Non così radicale, ma più di ampio raggio, il Governo italiano aveva fissato l'obiettivo relativo al PNRR di piantare 6.6 milioni di alberi entro il 2024 con una dotazione finanziaria di 330 milioni di euro. Entro il 31 dicembre 2022 sarebbero dovuti essere piantati almeno 1 milione e 600mila alberi: cosa che non è accaduta. In base a quanto si legge su Openpolis, a fine 2022, "a Messina (la città metropolitana che ha ricevuto la quota più significativa di risorse) gli interventi risultavano ancora alla fase dello studio di fattibilità. A Napoli era ancora in corso l'individuazione dei vivai regionali da utilizzare per l'approvvigionamento." E poi in alcune città, come Genova e Torino, le piante messe a terra sono state ritrovate già secche o morte. In Italia, quindi, i piani e le risorse per città più verdi ci sono, ora bisogna metterli in pratica con coscienza, conoscenza e lungimiranza.


Seguici su Google News


Articoli correlati