5 giugno 2015
ore 8:16
di Manuel Mazzoleni
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 Per tutti

Secondo un recente rapporto del Ministero della Salute, ogni anno muoiono più di 34.500 italiani per cause legate all'inquinamento atmosferico. I più colpiti sono soprattutto gli abitanti del Nord, ove ogni anno si registrano all'incirca 22.500 decessi. Sempre secondo i rapporto l'inquinamento ridurrebbe in media di circa 10 mesi la vita di ogni cittadino.

35mila vittime ogni anno
35mila vittime ogni anno

Secondo lo studio, condotto all'interno del progetto CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell'Impatto dell'Inquinamento atmosferico sull'Ambiente e sulla Salute), il solo particolato fine ( PM 2.5) sarebbe in grado di uccidere circa 35mila persone, mentre sarebbe in grado di ridurre di circa 14 mesi la vita di un adulto al Nord, di 6.6 al Centro e di 5.7 al Sud e sulle Isole. Da un'analisi più approfondita circa il 29% della popolazione vive in luoghi dove la concentrazione di inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge. Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l'esposizione al particolato.

Se i limiti previsti dalla normativa, e soprattutto l'ulteriore diminuzione del 20% della concentrazione media annuale degli inquinanti, fossero rispettati allora avrebbero ricadute positive sulla salute pubblica e sull'economia. Si eviterebbero all'incirca 10.000/11.000 decessi in meno all'anno che tramutati in soldi corrispondono a circa 30 mld di euro.

Purtroppo il rapporto evidenzia come la riduzione significativa delle emissioni avvenuta negli ultimi anni non si sia sempre tradotta in un abbassamento delle esposizioni, soprattutto in quelle aree (come la Pianura Padana) caratterizzate da condizioni fisiche e meteorologiche difficili.


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