27 novembre 2018
ore 14:30
di Manuel Mazzoleni
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 Per tutti

Dopo sette minuti di paura e ansia un semplice beep ha fatto esplodere di gioia tecnici e ingegneri del Jet Propulsion laboratory. INSIGHT, la sonda dell'agenzia spaziale americana, con un unico segnale ha "telefonato a casa" affermando che "sta bene ed è operativa sulla superficie di Marte". Un semplice squillo corredato dalla prima fotografia del Pianeta rosso.

La gioia dei tecnici della Nasa
La gioia dei tecnici della Nasa

Da oggi il lander della Nasa potrà cosi studiare il cuore di Marte, dopo aver percorso in sei mesi e mezzo circa 480 milioni di chilometri, per gran parte pilotati dalla bussola italiana costruita da Leonardo a Campi Bisenzio. Ma il suo atterraggio non è stato certo una passeggiata. Entrato nell'atmosfera di Marte alle 20.47 (ora italiana) a una velocità di ben 20mila chilometri ora e con un angolo di circa 12 gradi ( il giusto compromesso per non rimbalzare e non finire bruciato) ha gradualmente rallentato la sua corsa raggiungendo temperature ( sullo scudo termico) di circa 1500 gradi. Alle 20.51 il paracadute si è aperto, 15 secondi dopo è avvenuto il rilascio dello scudo termico che ha così permesso successivamente di aprire le zampe per l'atterraggio. A circa 1.5 chilometri dalla superficie il paracadute si è sganciato facendo entrare in azione i retrorazzi che hanno ridotto la sua velocità a soli 8 km/h. E' cosi atterrato sano e salvo nella piatta Elysium Planitia, vicino all'Equatore, 600 chilometri di distanza da Curiosity. Solo alle 21.01 è poi giunto il tanto atteso segnale. Ricordiamo infatti che i segnali impiegano circa 8 minuti per giungere sulla Terra.

InSight non è solo su Marte ma accompagnato da due mini-satelliti (grandi come valigette) che hanno il compito di raccogliere i sui segnali e spedirli verso la Terra.

Ad assistere all'atterraggio c'erano anche i satelliti già in orbita attorno a Marte tra cui Mars Odyssey, che attorno alle 2.30 del mattino, ora italiana, ha inviato le prime immagini della discesa e dell'apertura dei pannelli solari.

Tra i vari primati di Insight, il primo è stato registrato al momento stesso della partenza. Si tratta infatti della prima missione destinata a un altro pianeta a decollare dalla costa ovest degli Stati Uniti, non da Cape Canaveral, dunque, ma dalla Vandenberg air force base, in California, il 5 maggio 2018.

Cosa farà ora? La missione Insight (Seismic investigations, geodesy and heat transport) sarà la prima a studiare l'interno di un pianeta usando strumenti al suolo. Un modo per saperne di più anche sulla formazione dei pianeti rocciosi del Sistema solare. Un sismografo ascolterà i terremoti, le vibrazioni causate dagli impatti di asteroidi e dalle attività sulla superficie come le tempeste e altri fenomeni atmosferici. Una sonda riuscirà a penetrare fino a cinque metri sotto la superficie per misurare la temperatura interna mentre un altro studierà la natura del suo nucleo.


Secondo la tabella di marcia della Nasa, sarà pienamente operativo e pronto a lavorare a partire da dieci settimane dopo l'ammartaggio. In primis il team del Jpl dovrà usare le camere per visualizzare ciò che la circonda e studiare con cura dove appoggiare i delicati strumenti. Il primo a entrare in funzione, una settimana dopo l'arrivo, sarà Reis, l'antenna a bordo del lander che sfrutterà un segnale radio trasmesso a Terra e rispedito indietro. Lo farà per due anni, ogni giorno per un'ora, e permetterà di misurare le oscillazioni del pianeta e avere informazioni importanti sul suo nucleo metallico. Il sismometro verrà piazzato tre o quattro settimane dopo, entro le due settimane successive avrà anche lo scudo protettivo termico e per il vento. La sonda che scaverà fino a cinque metri per calare il termometro una settimana dopo ed entro sei settimane dovrebbe aver completato il foro per iniziare a raccogliere dati e svelare così, dopo mezzo secolo passato a indagare la sua superficie, i segreti che si nascondono nel sottosuolo.


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