6 settembre 2022
ore 8:13
di Valeria Pagani
tempo di lettura
3 minuti, 38 secondi
 Per tutti

4 Agosto 2021, piove.Piove per la prima volta sulla vetta più alta della calotta glaciale della Groenlandia: 3.216 metri di altitudine, dove le temperature sono normalmente ben al di sotto degli zero gradi. Da quanto è stato rilevato dagli scienziati che gestiscono la stazione della US National Science Foundation (che si trova appunto sul picco della calotta) mai era successo prima nella storia dell'uomo. Ben 18 erano i gradi che eccedevano rispetto la media. 

A un anno dallo sciagurato evento, la situazione non è cambiata; anzi, si può dire che stia velocemente peggiorando. Il cambiamento climatico non sta risparmiando nessun angolo della Terra, né tantomeno risparmierà noi dalle sue infauste conseguenze (come dire, ci siamo tirati la zappa sui piedi...) Anche se fermassimo oggi l'aumento delle temperature provocato dalla combustione di risorse fossili (quindi carbone, gas e petrolio), la sola Groenlandia apporterebbe nel breve periodo un aumento del livello del mare di 27 cm (10,6 pollici), a causa dello scioglimento di oltre 110 trilioni di tonnellate di ghiaccio. Dal 2000 al 2019 infatti la calotta ha perso il 3,3% del suo volume di ghiaccio che è andato a scaricarsi nell'oceano. Dato che non smetteremo proprio oggi di bruciare combustibili per produrre energia, è molto probabile che durante questo caldo ventunesimo secolo le continue emissioni di gas a effetto serra (principalmente co2 e metano) faranno aumentare il livello dei mari di alcuni metri. Questo è quanto emerso dallo studio "Greenland ice sheet climate disequilibrium and committed sea-level rise"pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, che ha utilizzato le misurazioni satellitari delle perdite di ghiaccio dalla Groenlandia per realizzare dei modelli previsionali di medio periodo. I 27 centimetri, però, sono una stima estremamente conservativa. "Realisticamente, vedremo questa cifra aumentare di più del doppio entro questo secolo" - come ha affermato al giornalista del Guardian, il professor Jason Box del National Geological Survey of Denmark and Groenland (Geus), che ha guidato la ricerca.

Perché non solo la calotta artica si sta sciogliendo, ma con lei anche quella antartica e tutti i ghiacciai alpini del mondo, da quelli delle Alpi all'Himalaya. Il rapporto del 2019 sullo "Stato e cambiamento della criosfera nella regione dell'Hindu Kush Himalaya" prevede che i volumi di alcuni ghiacciai potrebbero diminuire fino al 90% nel corso del 21° secolo in risposta alla riduzione delle nevicate, all'aumento dell'altezza del limite delle nevicate e alle stagioni di fusione più lunghe. Per esempio nel Pamir si prevede una perdita di circa il 45% entro il 2100, mentre nell'Himalaya orientale si potrebbe arrivare a una perdita quasi totale di ghiacciai (da -63,7 a -94,7%). Anche in tal caso, la neve sciolta si riverserà nei fiumi, arrivando poi al mare. Se sul planisfero ci si sposta più a sud, estremamente più a sud, si arriva a indicare con il dito la calotta Antartica. Questa, considerata meno vulnerabile ai cambiamenti climatici per via delle sue enormi dimensioni, potrebbe però raggiungere a breve un punto di non ritorno. Se irrealisticamente (si spera) si sciogliesse tutta la calotta antartica, farebbe aumentare il livello del mare di 52 metri. Non poco. Lo studio "Response of the East Antarctic Ice Sheet to past and future climate change" pubblicato si Scienze ha dimostrato che, oltre il 2100, scenari ad alte emissioni porterebbero a circa 5 metri di innalzamento del livello del mare in pochi secoli

Ma una sostanziale perdita di massa potrebbe essere evitata se l'accordo di Parigi per limitare il riscaldamento al di sotto dei 2 gradi Celsius fosse soddisfatto. È necessario quindi che i governi agiscano, e lo facciano subito, per decarbonizzare l'economia e frenare gli effetti del riscaldamento globale. Perchè più di 600 milioni di persone (circa il 10% della popolazione mondiale) vivono in zone costiere a meno di 10 metri sul livello del mare. 600 milioni di persone che, se gli scenari diventassero realtà, si troverebbero sfollati, senza casa, senza risorse, senza dignità. Etra loro, anche gli italiani. Saranno forse i nostri figli ad assistere allo sconcertante spettacolo di una Venezia sommersa, il cui ultimo segno visibile rimarrà un campanile di San Marco svettante sopra una distesa d'acqua salata.


Segui @3BMeteo su Twitter


Articoli correlati