20 ottobre 2012
ore 11:44
di Francesco Nucera
tempo di lettura
4 minuti, 52 secondi
 Per tutti
Distribuzione del campo barico durante il tardo Pleistocene secondo Poser. Si nota il flusso umido persistente che ha contribuito alle abbondanti precipitazioni sulla Scandinavia. Un area di bassa pressione è presente sui mari meridionali italiani
Distribuzione del campo barico durante il tardo Pleistocene secondo Poser. Si nota il flusso umido persistente che ha contribuito alle abbondanti precipitazioni sulla Scandinavia. Un area di bassa pressione è presente sui mari meridionali italiani
Tra gli interrogativi ancora non del tutto irrisolti per i Paleo-climatologi non vi è solo l'origine dell'Era Glaciale ma anche quali condizioni climatiche prevalessero durante quel periodo. Riproponiamo qui alcune teorie datate, che tentano di illustrare il pattern circolatorio prevalente nel Pleistocene. Possiamo assumere che durante il periodo del tardo Pleistocene, continenti ed oceani erano nella loro forma attuale. Apparentemente i periodi in cui il fronte glaciale si era espanso, sembrerebbero caratterizzati da un aumento delle precipitazioni in forma solida. La circolazione emisferica ad alto Indice sembrerebbe favorevole, alla glaciazione sulla Scandinavia.

Il flusso in quota ondulato della circolazione atmosferica , è in gran parte determinato dall'orografia e dalla differenza di temperatura meridionale tra Polo ed Equatore. Le correnti occidentali, il nastro trasportatore del tempo atmosferico, evidenziano periodi in cui la corrente a getto è zonale, ovvero segue un andamento parallelo (che definiamo ad “Alto Indice”) e periodi in cui esso tende a subire forti oscillazioni, con una prevalenza di saccature e promontori che permettono un maggior scambio di calore lungo i meridiani. Durante l'estate, la circolazione atmosferica evidenzia la presenza di 4 onde planetarie; durante l'inverno invece, predominano tre. La temperatura media della superficie della terra sul Polo Nord e di - 41°C in Gennaio e -1°C in Luglio; all' equatore, invece, 26,4°c e 26,6°c per gli stessi mesi. Durante il mese di Luglio, la temperatura massima di 27,2°c è posta a 20°N.

Il gradiente di temperatura perciò è più piccolo durante l'estate che durante l'inverno. La temperatura media dell'emisfero nord, fluttua tra 8,1°c in gennaio e 22,4°c in Luglio. Sotto queste condizioni climatiche, gli inverni sono caratterizzati da un forte gradiente di temperatura e da un corrispondente “Alto Indice” nella circolazione atmosferica, che causa un pattern circolatorio a tre onde. Inoltre, la variazione stagionale del gradiente di temperatura non sembra avere abbastanza influenza nel cambiare drasticamente la posizione delle Onde Planetarie. Sarebbe possibile ipotizzare che la circolazione invernale media attuale ad Alto Indice di campo, si avvicini molto alle condizioni del Pleistocene.

Durante il periodo Pleistocene, la temperatura media globale sarebbe risultata di 10°C più bassa di quella attuale. Ma non solo. In questo “frangente” dobbiamo inoltre considerare un Alto Indice Zonale poiché da un lato vi era una concentrazione del gradiente di temperatura lungo il Fronte Glaciale che era penetrato più a sud. D'altra parte dai sedimenti, si può giungere alla conclusione che le latitudini tropicali avessero seguito una tendenza al raffreddamento di qualche grado minore rispetto alle zone polari. Simpson, nel 1959, assume che durante l'era glaciale, le temperature equatoriali fossero addirittura di qualche grado più alte di quelle attuali. È molto difficile sapere con precisione le cause che hanno provocato l'avanzata dei ghiacci; apparentemente, il periodo durante il quale il fronte di ghiaccio si era espanso, era caratterizzato da un incremento di precipitazioni in formazione solida e da abbondanti accumuli.

L'assunzione di Simpson, secondo il quale l'avanzata dei ghiacci era preceduta da un periodo di incremento della radiazione solare, che portava ad un maggior tasso di evaporazione ed un corrispondente abbondanza di precipitazioni appare abbastanza interessante, sebbene contrastata dalle osservazioni nelle regioni tropicali. Secondo Willett, l'aumento della attività solare, potrebbe causare una tendenza nella formazione di un alto Indice Zonale, situazione favorevole per le glaciazioni.

L'emisfero nord, durante il periodo Pleistocenico, mostra due grandi zone ghiacciate: una sul Nord America e la Groenlandia, col suo centro sulla Baia di Hudson; l'altra sul Nord Europa e sulla Russia Nord occidentale. Il resto dell'Asia mostra solo piccole zone glaciali, principalmente lungo le montagne. La circolazione atmosferica, guidata dall'Indice zonale, vede la presenza di un ben sviluppato asse di saccatura sottovento le Montagne Rocciose. La confluenza tra l'aria polare con quella umida marittima tropicale, porterebbe un abbondanza di precipitazioni. Sotto favorevoli condizioni di temperature, questo potrebbe causare un accumulo di ghiaccio. Appare giustificata l'ipotesi che questo scenario si sia affermato con grande frequenza e con grande persistenza e che le temperature medie globali siano state sufficientemente basse per causare una prevalenza di precipitazioni solide.

Le colate di aria polare sotto vento le Montagne Rocciose, causerebbero anche un rigonfiamento delle isoterme medie annuali che si spingono ancor più verso sud. Nella regione atlantica ed europea sarebbe possibile notare un promontorio anticiclonico ben sviluppato. La Penisola Scandinava risulterebbe sotto l'influenza di masse d'aria più umide provenienti da sud ovest atlantico che, scorrendo attorno l'alta pressione, apporterebbero abbondanti precipitazioni, linfa per la glaciazione. Nel 1957, Namias arriva alla conclusione che un indice zonale alto sarebbe favorevole per la glaciazione sulla Scandinavia. Sul settore alpino, lo “scudo di ghiaccio” non aveva le dimensioni di quello scandinavo; probabilmente ciò era dovuto ad una minore quantità di precipitazione e a temperature più alte (vista anche la minor latitudine). Dalla direzione dei venti su Olanda, Belgio, Germania Polonia e Ungheria, Poser ha ricostruito la distribuzione del campo di pressione. L'alta pressione delle Azzorre era collocata maggiormente sul Centro Europa, col suo massimo sulla regione Alpina. Sulla Scandinavia, Poser assume che vi fosse un anticiclone glaciale. Sul Mediterraneo, invece, la presenza di un area depressionaria sul Tirreno meridionale, favoribbe la confluenza tra l'aria fredda in arrivo da nord con quella più umida e mite sub tropicale, alla base di abbondanti precipitazioni in particolar modo al Centrosud. Ciò troverebbe riscontro anche dal tipo di vegetazione con una predominanza di foreste di conifere.
Situazione in Europa durante il Pleistocene
Situazione in Europa durante il Pleistocene
Raffronto dei ghiacci in Scandinavia:
Raffronto dei ghiacci in Scandinavia:

Segui @3BMeteo su Twitter


Articoli correlati