1 giugno 2022
ore 15:18
di Valeria Pagani
tempo di lettura
3 minuti, 55 secondi
 Per tutti

Ci sono fili invisibili che attraversano la realtà e che collegano tra loro anche le più diverse forme di vita. Per esempio, se in un'afosa giornata di agosto possiamo sederci all'ombra di un frondoso salice e mangiarci un gelato alla fragola, dobbiamo ringraziare le api. Proprio così, nessuna svista, le api. Volando di fiore in fiore alla ricerca di nettare, questi piccoli insetti impregnano le zampe del polline contenuto negli stami e lo trasportano in giro andando a fecondare i fiori su cui si posano. Un'azione essenziale la loro, che permette a moltissime specie vegetali di riprodursi. Ma torniamo al gelato. Sappiamo che erba medica e trifoglio, due delle colture foraggere di cui si nutrono principalmente le vacche da latte, smetterebbero di crescere senza il lavoro delle api. E così moltissime altre specie vegetali si estinguerebbero se non ci fossero questi insetti e tutta una pletora di altri impollinatori, tra cui alcune specie di pipistrelli, farfalle, coleotteri, uccelli e altre ancora.  

Senza di loro potremmo perdere un'ampia varietà di alimenti, come patate, peperoni, caffè, zucche, carote, mele, mandorle e pomodori, solo per citarne alcuni. Oggi il problema è che questi indispensabili animali stanno subendo un drastico declino, che, se reiterato, potrebbe portare allo sconvolgimento di molti ecosistemi e a una loro perdita di funzionalità. Distruzione e degradazione degli habitat, inquinamento da pesticidi, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive sono le principali cause della loro scomparsa. Molte meno api si traduce in molto meno cibo. Ma anche in molti meno farmaci (i cui principi attivi sono estratti dalle piante) e molti più parassiti. Conseguenze inevitabili sono fame e malattie. Possiamo quindi dire che la nostra vita dipende dagli impollinatori. Per questo il 20 maggio è stato scelto per celebrare il World Bee Day, la Giornata mondiale delle api: un'occasione per riflettere sull' importanza di questi insetti, sui pericoli che minacciano la loro sopravvivenza e su come tutto questo impatti la sicurezza alimentare.

Come salveremo le api?

Tra apicoltori è diffuso il detto secondo cui "uccelli, pipistrelli, api, farfalle, scarafaggi e altri piccoli animali che impollinano le piante sono responsabili di procurarci un boccone su tre di cibo." Sulla base dei dati contenuti nell'Assessment Report on Pollinators, Pollination and Food Production, stilato dall'IPBES (la piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici), più di tre quarti delle principali colture alimentari del mondo, che complessivamente occupano il 35% di tutti i terreni agricoli, beneficiano dell'impollinazione animale. Si parla della sicurezza alimentare di miliardi di persone che oggi abitano il pianeta. E il problema è più vicino di quanto immaginiamo. 

In Europa la produzione di circa l'80% delle 264 specie coltivate dipende dall'attività degli insetti impollinatori, ma nel nostro continente una specie su dieci di api e farfalle è sull'orlo dell'estinzione.La buona notizia è che è possibile adottare una serie di misure per ridurre i rischi della loro scomparsa. Queste misure dovrebbero principalmente essere volte a ridurre l'uso dei pesticidi in agricoltura e a frenare il degrado degli ecosistemi e sappiamo che l'Europa si sta muovendo in queste due direzioni. Da una parte, infatti, nel nuovo programma della PAC per il 2023/2027 - la politica agricola comune - è inserito l'obiettivo di raggiungere al 2030 almeno il 25% delle superfici agricole al regime di produzione biologica. Dall'altra la strategia per la biodiversità al 2030 si prefigge di creare un'ampia rete di aree protette in terra e in mare per tutelare la nature e invertire la perdita di habitat e specie. Ma c'è anche chi, con estro, propone soluzioni diverse. "Non abbiamo bisogno di un piano d'azione, abbiamo bisogno di un piano di inazione. Gli insetti amano la diversità e i colori, i prati incolti, i lotti vuoti e altri spazi non curati." ha detto Oliver Milman, giornalista ambientale del Guardian e autore del libro intitolato The Insect Crisis: The Fall of the Tiny Empires That Run the World

L'uomo tende a uniformare, a rendere tutto monotono, regolare, controllato, distruggendo la complessità degli ecosistemi e la creatività della natura. Gli insetti impollinatori invece cuciono relazioni tra tutti gli esseri viventi e mantengono elevato il grado di complessità del mondo. Senza loro la nostra sicurezza alimentare e la nostra capacità di produrre farmaci sarebbe messa in discussione. E così anche il nostro benessere. Niente salice, niente aspirina e niente gelato. Che mondo triste sarebbe.


Seguici su Google News


Articoli correlati