La Siberia è un campo minato, oltre 7000 bolle di gas pronte a esplodere
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All'incirca un anno fa, durante una spedizione sull'isola di Bely in Siberia, un gruppo di ricercatori si imbatté in un fenomeno alquanto strano. In alcuni punti il terreno sembrava molliccio come se fosse di gelatina e sollecitato con i piedi prendeva a tremare come un budino. Il fenomeno era provocato dalla presenza al di sotto della superficie di enormi bolle di gas contenenti metano e anidride carbonica, un evento raro ma ben noto al geologi. Al tempo furono individuate una quindicina di queste "sacche" ma ad oggi dopo numerose altre spedizioni nelle penisole Yamal e Gydan se ne conoscono almeno 7000.
Il fenomeno ha una sua evoluzione, questo gas proveniente da una certa profondità si porta gradualmente in superficie restando intrappolato al di sotto del terreno argilloso e impregnato di acqua. Si forma così una grossa bolla che nel tempo tende a gonfiarsi ed infine a esplodere. Le esplosioni possono generare dei veri e propri sink hole anche di grosse dimensioni (fino a 30m di diametro) come quello in foto e produrre una gigantesca emissione di gas nell'atmosfera, sia il metano che l'anidride carbonica sono pericolosi gas serra.
Il problema principale è che una volta esplose queste bolle, l'emissione di gas da questi crateri sembra non arrestarsi ma proseguire, con una concentrazione 1000 volte superiore al normale, segno che in profondità ci sono dei grossi serbatoi che ne contengono in quantità. Ma come si sono formate? La teoria più accreditata è che la responsabilità sia del riscaldamento globale e del conseguente aumento di temperatura che in quella regioni si sarebbe verificato negli ultimi decenni, le estati particolarmente calde come quella del 2016 durante la quale in Siberia si sono raggiunte punte di 35°, sarebbero state sufficienti a fondere il permafrost e favorire la fuoriuscita di queste bolle che altrimenti sarebbero rimaste intrappolate sotto la superficie.