5 settembre 2022
ore 8:00
di Simone Fant
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4 minuti, 34 secondi
 Per tutti
I laghi sono riconosciuti dalla comunità scientifica come importanti sentinelle per il cambiamento climatico. 

In Italia la sentinella da monitorare con attenzione è il Garda, il più grande dei laghi italiani, che per diverse ragioni è un ecosistema fondamentale per le strategie di adattamento alla crisi climatica. Alcuni studi condotti sin dagli anni 70 sul lago prealpino hanno documentato un

costante aumento della temperatura delle acque,

un parametro chiave che influenza i processi chimici e biologici dell'ecosistema. Non tutte le zone del pianeta si riscaldano nello stesso modo e dagli scienziati del clima il Mediterraneo è da tempo considerato un hot spot climatico. Questo vuol dire che nell'ipotesi migliore di una piena applicazione degli accordi di Parigi e di una riduzione delle emissioni nette al 2050, con due gradi di aumento della temperatura globale ne potremmo avere almeno tre sul lago di Garda e in Italia. Se prendiamo inconsiderazione lo scenario peggiore invece, con 4-5°C in più a livello globale, che vogliono dire 7-8 in più inestate sul Garda, arriveremo a temperature come quelle del Pakistan meridionale dove l'agricoltura è sostanzialmente azzerata nel periodo estivo e la temperatura massima annuale raggiunge i 53 gradi.

Gli effetti del cambiamento climatico nelle zone lacustri

. La prima criticità connessa al riscaldamento globale con cui un lago deve fare i conti sono le precipitazioni. Con il mancare delle nevicate invernali, l'aumento delle temperature e prolungati periodi di siccità, i laghi possono prosciugarsi come accaduto per quello di Aral, al confine tra l'Uzbekistan e il Kazakistan. Secondo i climatologi è probabile che in futuro le precipitazioni saranno distribuite in modo differente, provocando devastanti alluvioni oppure siccità che potrebbero durare anni. Il lago di Garda poi, essendo la più grande riserva idrica d'Italia con i suoi 50 km cubi di acqua dolce, muoverebbe dei conflitti per l'acqua usata in agricoltura, dalle industrie e l'acqua da bere. Nel mese di febbraio l'Osservatorio permanente sulle crisi idriche convocato dall'autorità distrettuale del Fiume Po ha rilevato nel bacino padano un'allerta idrica in stato avanzato a causa della mancanza di neve e acqua e dell'impoverimento delle falde sotterranee. Sono state registrate temperature medie con una tendenza in aumento di 3°C e oltre il 60% di precipitazioni in meno. Un'altra criticità riguarda l'equilibrio biologico della fauna e della flora: le alghe, i microorganismi e i pesci sono molto dipendenti dalla temperatura, bastano piccole variazioni per creare sconvolgimenti. Alcune specie potrebbero sparire, altre invece proliferare troppo.

La vinicoltura che cambia con il clima - 

Da secoli il gardesano è un territorio di grande tradizione vitivinicola. Un gruppo di ricercatori ha studiato l'effetto del cambiamento climatico sulla fenologia (scienza che si occupa della registrazione degli eventi rilevanti nello sviluppo degli organismi) di alcune varietà di vini del Trentino, coltivati anche nella sponda nord del Garda. Le previsioni indicano stagioni di crescita delle piante più brevi e vendemmie anticipate finoa quattro settimane; fasi che potrebbero influenzare la qualità del vino e l'idoneità dell'area per le varietà selezionate. Anche a pochi chilometri dalle sponde venete si coltiva vino. Da qualche anno i viticoltori della Valpolicella hanno scelto le altitudini più elevate per produrre i propri vini. L'influenza del vicino lago di Garda è evidente, soprattutto per il clima mite, ma anche qui l'aumento della temperature medie spesso obbliga vendemmie anticipate. Secondo i modelli del dipartimento di Biotecnologie dell'Università di Verona, la


viticoltura italiana ha però il pregio di adattarsi meglio di altri Paesi al riscaldamento globale, potendo variare le altitudini di coltivazione tra le alte colline e montagne.

Il turismo che impatta e l'adattamento della comunità locale - 

Prima della pandemia secondo i dati della Camera di Commercio di Verona il lago di Garda registrava oltre 3milioni di arrivi e 13,7 milioni di presenze. Le sponde del lago sono inoltre densamente abitate con una popolazione complessiva di circa 150mila abitanti, concentrata soprattutto sul versante della Provincia di Brescia. Questo flusso continuo genera impatti significativi tra cui l'aumento della produzione di rifiuti, il consumo di energia, la mobilità congestionata e inquinante e l'eccessiva pressione sugli elementi naturali. Come soluzione alla pressione impattante dei flussi turistici il digitale potrebbe essere una risposta intelligente. Con le applicazioni e gli smartphone di ultima generazione abbiamo un sacco di capacità di dialogo e invece di arrivare alla fastidiosa introduzione di una tassa, si potrebbero distribuire meglio i picchi turistici durante l'anno, incentivando le persone a venire nei periodi dell'anno meno affollati.Dall'indagine dello studio Willingness to pay for alternative features of land-use policies emerge che la comunità del Garda percepisce il tasso di crescita delle aree urbanizzate e cementificate come il problema più urgente e le persone intervistate vorrebbero una progettazione urbana più green. Mentre le strategie di mitigazione sono di responsabilità della comunità internazionale, l'adattamento è una questione prettamente locale. Nel proteggere il proprio ecosistema la comunità del lago prealpino sarà aiutata nei prossimi anni dal progetto europeo Life SALVAGuARDiA che, attraverso la costituzione di unarete di soggetti locali con cui dialogare e operare, vuole creare un modello di attivazione territoriale per la sostenibilità e la circolarità.


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