18 gennaio 2020
ore 17:42
di Francesco Nucera
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 Per esperti
AMO e PDO un artefatto
AMO e PDO un artefatto


E' da poco uscito uno studio su Nature Communications di Mann et al ("Absence of internal multidecadal and interdecadal ocillations in climate model simulations") secondo il quale l' oscillazione multidecadale atlantica AMO e quella del pacifico PDO non 'esisterebbero' come cicli autonomi per il semplice fatto che i modelli climatici non sarebbero in grado di riprodurli. In pratica la ricerca metterebbe in evidenza che non esiterebbero prove coerenti di segnali oscillatori su scale decadali o lunghe che potrebbero essere definite come vere e proprie oscillazioni. L'unica oscillazione verificabile sarebbe quella de El Nino/Enso e che gli 'sbalzi' di temperatura globale, visti come oscillazioni climatiche, sarebbero ben spiegate dalla variabilità naturale e dalle stesse attività umane.

Le temperature del nord atlantico sono influenzate da forcing radiativi (che non hanno un andamento lineare) ma anche dalla variabilità interna. L'apparente picco spettrale da 40 a 50 anni a volte associato all'AMO sarebbe in realtà un artefatto dovuto al rallentamento del riscaldamento dagli anni '50 agli anni '70. In questo arco temporale un accumulo di inquinanti di aerosol di zolfo nell'atmosfera ebbe un effetto di raffreddamento sull'atmosfera terrestre. Negli anni '70 alcune politiche riuscirono a contenere l'inquinamento da aerosol di zolfo; di conseguenza, l'influenza delle emissioni di gas serra si sarebbe riaffermata e il riscaldamento globale avrebbe iniziato ad accelerare. Il rallentamento e la successiva accelerazione del riscaldamento si maschererebbero  come un'apparente "oscillazione". 

Questo avrebbe implicazioni sia sugli studi precedenti

che attribuirebbero le tendenze passate a queste ipotetiche oscillazioni naturali, sia per le prospettive climatiche che queste avrebbero su scale decennali. Il dibattito comunque rimarrebbe aperto.



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