27 gennaio 2022
ore 23:45
di Edoardo Ferrara
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 Per tutti
Inverno secco specie al Nord, poca neve su Alpi ma anche diverse aree dell'Appennino
Inverno secco specie al Nord, poca neve su Alpi ma anche diverse aree dell'Appennino

INVERNO LATITANTE E POCA PIOGGIA (SPECIE AL NORD), ECCO PERCHE' - L'inverno 2021-2022 si sta dimostrando particolarmente avaro di precipitazioni su vaste porzioni d'Italia, specie al Nord che maggiormente sta soffrendo questa situazione. In particolare soffre il Nordovest, dove su diverse aree non piove da oltre 45 giorni (in primis su Piemonte occidentale e Liguria di Ponente). Dal 1 dicembre (data di inizio dell'inverno meteorologico) ad oggi, l'unico evento rilevante è stato infatti costituito dalla nevicata dell'8 dicembre; per il resto il nulla o quasi salvo qualche nevicata sulle Alpi di confine e modeste precipitazioni sui settori di Nordest. Su gran parte delle Alpi c'è poca neve e le temperature risultano spesso sopra media ma non solo: l'aridità del terreno indotta anche da episodi favonici aumenta considerevolmente il potenziale rischio di incendi, in particolare su settori alpini e pedemontani del Nordovest. In Pianura Padana invece ristagnano spesso nebbie, nubi basse, aria fredda, umida e insalubre con elevate concentrazioni di inquinamento. 

Qualche spunto piovoso in più ha invece interessato il Centrosud, specie il versante adriatico e il basso versante tirrenico, ma anche in questo caso l'inverno non ha per ora mostrato eventi meteo di spicco o di particolare rilevanza (fatto salvo per la recente ondata di freddo al Sud ma comunque fugace e generalmente modesta in termini di nevicate salvo locali eccezioni). Di fatto anche molte aree appenniniche risultano prive di neve o quasi.

Le anomalie di geopotenziale alla quota di circa 5500m dal 1 dicembre scorso al 20 gennaio. Le aree in rosso evidenziano l'anomala persistenza dell'alta pressione. Dati rianalisi NCEP-NCAR
Le anomalie di geopotenziale alla quota di circa 5500m dal 1 dicembre scorso al 20 gennaio. Le aree in rosso evidenziano l'anomala persistenza dell'alta pressione. Dati rianalisi NCEP-NCAR

La causa più diretta di tutto questo risiede nell'anomala persistenza di un campo di alta pressione sull'Europa occidentale, con massimi spesso piazzati tra Francia atlantica, Irlanda e il Canale della Manica; anticiclone peraltro alimentato da masse d'aria decisamente calda di matrice sub-tropicale. Un muro anticiclonico che costringe le perturbazioni atlantiche a transitare sull'Europa più settentrionale, per poi ripiegare su quella orientale dove interagiscono con vortici freddi. Così mentre l'Europa orientale sperimenta il vero inverno con freddo e neve anche in pianura, talora anche intensa e a latitudini molto meridionali (come nel caso della Grecia), l'Italia resta a guardare. Le correnti si mantengono mediamente da Nord in quota, fatto che favorisce di tanto in tanto il passaggio di impulsi instabili al Centrosud e in primis lungo il versante adriatico e le estreme regioni meridionali, ma nulla di particolarmente eclatante almeno per ora. 

QUANTO DURERA' QUESTA SITUAZIONE - Il trend secco è purtroppo destinato a perdurare almeno sino ai primi giorni di febbraio al Nord, con l'anticiclone che si distorce sotto gli attacchi perturbati ma alla fine mantiene le proprie posizioni. Un veloce fronte freddo dovrebbe filtrare il campo anticiclonico tra venerdì e sabato ma anche in questo caso con effetti abbastanza modesti e relegati al Centrosud. Nei primissimi giorni di febbraio un affondo artico più consistente potrebbe raggiungere invece l'Italia, ma anche in questo frangente le eventuali precipitazioni sarebbero relegate soprattutto a Centrosud (con annesso tracollo termico), con il Nord ancora una volta a secco salvo che sulle Alpi di confine e qualche rapido fenomeno sul Nordest (su Alpi e Nordovest potrebbero però soffiare venti tempestosi di foehn).

Affinchè torni seriamente a piovere al Nord serve un cambio radicale della circolazione atmosferica, con smantellamento del campo anticiclonico sull'Europa occidentale che farebbe 'crollare il muro' addosso al quale si stanno infrangendo le perturbazioni atlantiche. Una eventualità che ad oggi sembra non possa concretizzarsi almeno fino al 5-6 febbraio. A seguire potrebbe esserci qualche importante novità, ma qui si esce dal campo previsionale entrando su quello puramente delle ipotesi: seguiranno ulteriori analisi e importanti aggiornamenti. 


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