27 marzo 2021
ore 14:07
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Forse non tutti sanno che i temporali non avvengono ovunque sul nostro pianeta, ci sono delle zone dove sono altamente improbabili con una percentuale di accadimento che non raggiunge nemmeno l'1% del totale. La rarità del fenomeno alle alte latitudini (oltre 60-70° Nord) dipende essenzialmente da due fattori, la mancanza di contrasti termici tali da avere un forte scambio verticale di correnti e lo spessore minore della troposfera, la fascia dell'atmosfera in cui avvengono i fenomeni meteorologici. Quest'ultima non ha la stessa altezza ovunque ma varia moltissimo, dagli 8km delle latitudini polari fino ai 20km delle latitudini equatoriali. Una nube temporalesca quindi non ha modo di svilupparsi al Polo come invece avviene all'equatore.

Ciò nonostante i temporali sono in aumento nella regione polare con un'incidenza che è stata stimato del 300% negli ultimi 10 anni. A far accendere il campanello di allarme che ha stimolato nella comunità scientifica un approfondimento è stato un evento anomalo registrato nell'agosto del 2019. Un evento temporalesco rarissimo, senza alcun precedente storico verificatosi il giorno 10 alla latitudine di 85°Nord ovvero praticamente al Polo Nord, a soli 500km di distanza. Questo evento unico, ha spinto lo studioso Holzworth ei suoi collaboratori del WWLLN (World Wide Lightning Location Network) ad analizzare i fulmini nella regione artica sopra i 65° di latitudine nord. Lo studio ha messo in luce che la quantità di fulmini che si verifica nell'Artico è aumentata dallo 0,2% nel 2010 a poco più dello 0,6% nel 2020 quindi è letteralmente triplicata in 10 anni.

Secondo Holzworth e i suoi collaboratori la causa potrebbe essere il riscaldamento globale, masse d'aria sempre più calde che riescono a raggiungere la regione polare innescando quei meccanismi di contrasto che ragionevolmente dovrebbero mancare in una zona stabile e fredda. Ma cosa implica una maggiore incidenza di temporali nella regione polare? Secondo Yoav Yair, fisico dell'atmosfera presso il Centro interdisciplinare dell'Università di Tel Aviv, i fulmini possono innescare incendi boschivi, che a loro volta possono causare lo scioglimento del permafrost contenente anidride carbonica. I fulmini producono anche ossidi di azoto e ozono, un'ulteriore fonte di quei gas serra. 


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