29 settembre 2022
ore 15:46
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Le notizie che continuano ad arrivare dal nord Europa dopo la rottura dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, non sono confortanti. La autorità svedesi hanno confermato l'esistenza di una quarta falla dopo le tre esplosioni avvenute nella giornata di mercoledì 28 settembre. Da queste falle sta fuoriuscendo una gigantesca quantità di metano che dopo aver attraversato le profondità marine finisce direttamente in atmosfera. Al di la del danno economico e dei problemi di approvvigionamento che ne deriveranno, questo incidente avrà ripercussioni a livello ambientale e climatico potenzialmente gravi

Il gas metano è il più potente dei gas serra, ha un "Potere riscaldante" ovvero una capacità di assorbire calore, che è 20-25 volte superiore a quello della CO2 in un secolo, e 70 volte superiore a quello della CO2 in 20 anni. Gli effetti di questa perdita quindi si vedranno soprattutto nel breve termine, entro i prossimi 20 anni. L'impatto ambientate e sul clima non è ancora valutabile con precisione. Kristoffer Böttzauw, direttore dell'Agenzia danese per l'energia, ha dichiarato che le perdite equivarrebbero a circa 14 milioni di tonnellate di CO2, il 32% delle emissioni annuali della Danimarca. Secondo l'agenzia federale tedesca per l'ambiente invece le perdite porteranno a emissioni di circa 7,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, circa l'1% delle emissioni annuali della Germania. Cifre diverse e ancora del tutto approssimative visto che non si sa se e quando i condotti verranno riparati. Alcune agenzie tedesche parlano persino di un danno irreparabile con gasdotti resi inutilizzabili per sempre

A differenza dei condotti petroliferi che sono dotati di una chiave di chiusura di emergenza per evitare che il petrolio finisca in mare, sembra che queste condutture non sia dotate di alcun meccanismo di chiusura per cui le perdite non si interromperanno fino alla fuoriuscita dell'intera quantità di gas presente. 


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