10 marzo 2023
ore 18:39
di Emanuele Bompan
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 Per tutti


L'industria tessile globale è considerata uno dei maggiori inquinatori del mondo. Un numero crescente di aziende tessili e di abbigliamento si sta concentrando sulla produzione di tessuti sostenibili e sta rapidamente adottando processi più sostenibili per la produzione. In particolare nel settore outdoor, dove la domanda di tessuti ecosostenibili e a basso impatto è sempre più richiesta dalle consumatrici e consumatori. Per andare a capire che tipologie di tessuti scegliere quando si acquista un capo, abbiamo incontrato Mike Joyce, Presidente & CEO del colosso tessile americano, PrimaLoft, che produce tessuti da materiali riciclati e organici, a basso impatto ambientale e alte performance. Questi tessuti sono usati da quasi tutti i più grandi brand outdoor, da Patagonia a North Face. 

"La pratica sostenibile più importante, che viene spesso dimenticata, è realizzare prodotti durevoli" esordisce Joyce. "Più a lungo durano i tuoi capi mantenendo le stesse prestazioni, meglio è per l'ambiente. Quando si parla di tessuti sostenibili bisogna usare fibre riciclate post-consumo che siano realizzate con processi che riducano al minimo la nostra impronta climatica, cioè a ridotte emissioni di CO2. Ad esempio, con la tecnologia PrimaLoft P.U.R.E. (acronimo dell'inglese di "prodotto utilizzando emissioni ridotte"), possiamo produrre isolanti sintetici che emettono fino al 70% in meno rispetto alle tecniche di produzione tradizionali."

In molti vogliono nuove fibre che possono ridurre il problema delle microplastiche, ancora molto presente nei tessuti tecnici.

"Oggi ci sono biotessuti che possono offrire una soluzione a questo problema. Noi abbiamo sviluppato PrimaLoft Bio, che è fatto di materiale riciclato ed è costituito di fibre che in ambienti specifici come il mare, le acque reflue e le discariche, si rompono e biodegradano. Questo aiuta a ridurre l'impatto a lungo termine delle microplastiche in quegli ambienti. Questi biotessuti hanno dimostrato di essere chimicamente riciclabili, rendendoli pronti per un'economia circolare."


Come immagina l'industria tessile e dell'abbigliamento sostenibile in futuro? Come vede il ruolo dell'industria? 

"Sono convinto che l'industria tessile possa cambiare per sempre in futuro, ma ha bisogno della collaborazione di tutte le parti interessate e ovviamente del consumatore. Le principali sfide dal punto di vista dell'industria sono le materie prime, i processi di produzione e la creazione di un'economia circolare. Dobbiamo abbandonare la creazione di nuovi materiali a base fossile il prima possibile e ridurre la nostra impronta di carbonio. Dobbiamo anche ripensare la progettazione dei prodotti. Guardate Adidas, che ha sviluppato scarpe e capi che utilizzano esclusivamente un unico materiale e che possono essere completamente riciclati e riutilizzati di nuovo. Ma per poter recuperare la materia è necessario installare un adeguato sistema di reso, che faciliti la restituzione dei capi da parte dei consumatori sia al venditore al dettaglio, sia direttamente ai marchi. A questo punto serve un'infrastruttura di riciclo chimico di larga scala, che renda possibile creare gli stessi materiali di qualità senza la necessità del downcycling, ovvero di riciclare per fare materiali di qualità inferiore."

E il consumatore?

"Il ruolo del consumatore nella transizione è cruciale. Le persone devono fare scelte più consapevoli quando acquistano capi di abbigliamento. Invece di pensare solo a prezzi convenienti, dovrebbero pensare a cose come "ne ho davvero bisogno? Quanto durerà? Si può riparare? C'è un modo per restituirlo? Soprattutto nelle generazioni più giovani vedo sempre più questo tipo di comportamento consapevole. Questo mi rende molto positivo per il futuro."


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