Redazione 3BMeteo
24 aprile 2023
ore 16:20
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E' uscito il documento di sintesi del sesto rapporto dell'IPCC sul cambiamento climatico
E' uscito il documento di sintesi del sesto rapporto dell'IPCC sul cambiamento climatico

I PUNTI SALIENTI DEL SESTO RAPPORTO DELL'IPCC SUL CLIMA IN SINTESI - E' appena stato pubblicato il sesto rapporto dell'IPCC (Intergovermental Panel Of Climate Change) di valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6). Una ricerca durata 8 anni e che integra i risultati di tre gruppi di lavoro: Analisi fisico-matematiche; Impatti, Adattamento e Vulnerabilità, Mitigazione dei Cambiamenti Climatici. Il rapporto punta sulla gravità della situazione climatica, sulla conseguente urgenza d'azione ma anche sulla speranza di poter contenere i danni: si sarebbe di fatto ancora in tempo per mitigare almeno una parte degli effetti collaterali legati al riscaldamento globale, anche se alcuni di questi potrebbero essere comunque irreversibili ormai per decenni. 

Il punto cardine, come ci si aspettava, riguarda il taglio delle emissioni: dal rapporto emerge l'importanza di contenere l'aumento della temperatura al di sotto di 1.5°C rispetto ai livelli pre-industriali. Al di sopra di questa soglia critica di fatto molti ecosistemi potrebbero non essere in grado di adattarsi al cambiamento climatico. Gli impegni stabiliti con l'accordo di Parigi non sono sufficienti e non vengono sempre applicati nel modo corretto, tanto che secondo le proiezioni con questi ritmi l'aumento globale della temperatura potrebbe anche superare i 3°C rispetto ai livelli pre-industriali, fatto che comporterebbe inevitabilmente pesanti ripercussioni. 

Si è ancora in tempo per contenere i danni e provare a invertire la rotta: la riduzione delle emissioni antropiche di anidrire carbonica dovrebbe partire da subito con un taglio di quasi il 50% entro il 2030 e il pressochè totale annullamento entro il 2100, questo al fine di contenere il riscaldamento entro 1.5°C. Per attuare questo obiettivo bisognerebbe mettere in campo tutte le soluzioni possibili: dalla transizione a fonti rinnovabili, pulite e non fossili, ma anche all'attuare un processo di sviluppo che sia 'resiliente al clima' che tocchi non solo i Paesi in via di sviluppo e che arrivi anche le comunità a basso reddito e/o emarginate. A livello governativo bisognerebbe dunque attuare politiche che mirino ad ottenere riduzioni profonde di emissioni fossili, con finanziamenti efficaci verso energie pulite. Questo però a patto che vengano applicate in modo diffuso con una cooperazione internazionale e linee guida condivise per la gestione degli ecosistemi e della gestione energetica. Con la condivisione del know-how, di misure politiche efficaci e disponibilità di finanziamenti adeguati, ogni comunità potrebbe ridurre o evitare i consumi ad alta intensità di carbonio. Inoltre ci vuole una sensibilizzazione collettiva verso comportamenti virtuosi che riducano gli sprechi e le emissioni. Si è ancora in tempo, ma si deve agire in fretta.

Considerazione a margine: il Pianeta ha i suoi cicli climatici naturali, ma su scale plurisecolari se non millenarie. E' inconfutabile che dall'inizio dell'era industriale il riscaldamento abbia subito un'accelerazione significativa, specie dal 2000 in avanti. Abbiamo quindi una cospicua forzante antropica al cambiamento climatico, che diventa così tanto repentino da non permettere, o comunque compromettere, un adeguato e naturale processo di adattamento degli ecosistemi. Va considerato anche che in un ambiente più caldo, vi è più energia a disposizione nei processi termodinamici all'interno dell'atmosfera con rischio di una maggiore frequenza di eventi estremi, siano esse alluvioni o ondate di calore. Eventi estremi che, anche in virtù di una crescita esponenziale della popolazione mondiale, affliggono un sempre maggior numero di persone e contestualmente tutti i processi socio-economici sempre più inteconnessi in un mondo globalizzato. Il riscaldamento globale inoltre rischia di mettere in ombra un altrettanto pericolo che deriva dalle emissioni antropiche: l'inquinamento. Gli effetti sulla salute ad esso imputabili sono drammatici e quotidiani: si stima che nel 2020 in Europa vi siano stati 330.000 decessi prematuri imputabili all'inquinamento e ad esempio l'Italia è il paese peggiore (in particolare il Nord) con circa 80.000 decessi all'anno! Bisogna dunque agire e in fretta, per un futuro migliore non solo climaticamente ma anche sulla qualità dell'aria che tutti respiriamo. 


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