Redazione 3BMeteo
20 maggio 2022
ore 16:50
Redazione 3BMeteo
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 Per tutti

La siccità che sta colpendo gran parte dell'Italia centro-settentrionale ha ormai assunto connotati quasi eccezionali se confrontata con episodi simili nel passato. Ora che siamo entrati nella piena stagione primaverile stanno inevitabilmente crescendo in modo esponenziale le conseguenze negative derivanti da questo importante deficit idrico che si palesa ormai dallo scorso autunno. Con questo articolo vogliamo approfondire questo tema d'attualità, cercando di fornire sia una panoramica generale (con dati a supporto) sia alcune valutazioni sulle possibili proiezioni future. 

L'ORIGINE DELLA SICCITA' SUL NORD-ITALIA
Se da un lato è stato l'inverno a destare scalpore per la quasi totale assenza di precipitazioni, è necessario fare un passo indietro alla stagione autunnale 2021 per avere un quadro più completo. Nei mesi di settembre, ottobre e novembre le piogge non sono mancate, ma già in quel periodo si notava una distribuzione poco omogenea, con la maggioranza dei fenomeni relegati al comparto alpino e subalpino mentre la medio-bassa Valpadana coinvolta solo in modo parziale. In linea generale, prendendo in considerazione l'intero nord-Italia, si possono prendere come valori medi i seguenti:

Settembre 2021: 50-80 mm in area alpina e Levante ligure, 20-50 mm in area padana.

Ottobre 2021: 80-100mm in area alpina, 20-50 mm area padana.

Novembre 2021: 120-180mm distribuiti più uniformemente tra area alpina e area padana.

Di fatto solo novembre ha concluso con una pluviometria complessivamente in media e con distribuzione relativamente omogenea. Settembre e ottobre avevano invece già posto le basi per un deficit idrico di non poco conto, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di mesi statisticamente molto piovosi (insieme a quelli primaverili). 

L'entrata nella stagione invernale (qui in ulteriore approfondimento) ha mostrato il cambio di passo più impattante. Dicembre 2021 è stato infatti un mese praticamente asciutto su tutto il Settentrione, con una media di 10-30 mm di pioggia dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia; isolati picchi fino a 100mm confinati solo sulla Liguria orientale. Il proseguo della stagione invernale ha soltanto confermato il trend intrapreso a dicembre, con una perdurante assenza di significative precipitazioni sulle regioni settentrionali.L'unica perturbazione degna di nota è transitata a metà febbraio, portando un po' di neve sull'arco alpino. Ma si è comportata di fatto come una goccia nel deserto, considerando che anche il mese successivo - marzo 2022 - non ha evidenziato alcuna modifica dell'impianto barico generale e di conseguenza anche dello scenario pluviometrico. Riepilogando, ecco i valori medi di precipitazione registrati nel trimestre invernale sul nord-Italia. 

Dicembre 2021: 10-40 mm su area alpina e padana; isolati picchi fino a 100 mm limitati al Levante ligure. 

Gennaio 2022: 5-20 mm sull'intero Settentrione

Febbraio 2022: 5-20 mm, con valori prossimi a 0 mm al Nordovest, tra Valle d'Aosta e Piemonte. 

Si entra quindi nella primavera meteorologica, il cui inizio coincide con il mese di marzo. Come accennato poc'anzi, nessun cambiamento. Questi i dati: Marzo 2022: 5-15 mm sia su area alpina che su area padana. 


Il quadro siccitoso si fa quindi esasperato ed esteso, con l'incombente stagione primaverile che incalza attraverso il prevedibile incremento - via via più marcato - della domanda d'acqua. Acqua che manca anche come fusione di neve alpina, che a causa del clima totalmente asciutto è risultata praticamente assente. 

Aprile 2022 presenta qualche occasione instabile o perturbata, ma di poco conto e principalmente confinata ai rilievi. Circa 50-100mm in area alpina e appenninica, sotto i 50 mm su gran parte della Valpadana. 


IL PIEMONTE: LA REGIONE PIU' COLPITA DALLA SICCITA'

A fronte di uno scenario estremamente negativo un po' per tutto il Nord-Italia, è il Nordovest a risentirne in modo particolare. Il Piemonte è di fatto la regione con i deficit idrici più eclatanti, in alcuni casi eccezionali. L'assenza di perturbazioni atlantiche in entrata sul Mediterraneo occidentale, in unione alla protezione pressoché totale offerta dalla cerchia alpina occidentale anche in presenza di blandi ingressi instabili, mettono il Piemonte nelle condizioni peggiori in quanto a probabilità di ricevere precipitazioni. 

E' di recente pubblicazione un grafico eloquente che mette a confronto, per la città di Torino, i dieci periodi dicembre-aprile più secchi di sempre (inizio rilevazioni nell'anno 1802). 


E' evidente come ci troviamo ormai nel range dell'eccezionalità, con il 2022 che registra solamente 37 mm di pioggia (e neve fusa) in 5 mesi, al pari del 1844. 

Dall'ARPA Piemonte giungono ulteriori analisi sull'aspetto pluviometrico. Postiamo di seguito un grafico relativo alle precipitazioni medie in territorio piemontese registrate finora nel 2022, confrontate con i valori medi di riferimento. 

Dal grafico si possono osservare due aspetti in particolare.
Il primo è la distanza marcatissima con i valori medi del periodo 1971-2000, con un'anomalia negativa che tocca il 70% a livello regionale!
Il secondo riguarda l'associazione di questa anomalia con il periodo stagionale: Aprile e Maggio, insieme al trimestre autunnale settembre-ottobre-novembre, sono i mesi statisticamente più piovosi per il Piemonte (il discorso vale in generale per l'intero Settentrione); lo si può notare dall'andamento delle aree 'ondulate' colorate in arancione. Se fino a marzo registrare un deficit idrico anche corposo rientra tutto sommato in una sorta di normalità all'interno delle oscillazioni attorno al valor medio, la situazione prende una piega decisamente preoccupante quando tale deficit non accenna a smorzarsi nei mesi clou della Primavera.
Ed è ciò che sta accadendo, considerata la quasi totale assenza di flussi atlantici perturbati ad interessare il Mediterraneo occidentale e l'Italia. Va da sè che la distanza tra le due curve verdi del grafico tenda ad aumentare esponenzialmente nell'ultimo periodo, quello nel quale ci si aspetterebbe per lo meno un'attenuazione dello scenario siccitoso, anche senza rientrare pienamente nella normalità.
Fra solamente un mese ci troveremo nella stagione estiva, e nel mese di Giugno - soprattutto dalla seconda/terza decade in poi - a livello statistico vanno ormai a diminuire drasticamente le probabilità di precipitazioni estese e democratiche, a favore invece dei classici temporali estivi che (per quanto intensi possano risultare) vanno a coprire per definizione aree ristrette di territorio.

Situazione di forte deficit idrico sul Nord-Est: allargando velocemente lo sguardo verso Est, vi proponiamo alcuni dati del Trentino che mettono a confronto i quantitativi di pioggia riferiti all'inverno 2021-2022 con quelli dell'inverno precedente e infine con i valori medi di riferimento. Si nota come mediamente ci troviamo anche quì con un deficit medio tra il 40% e il 70%, esteso praticamente a tutto il territorio. 


PROSPETTIVE FUTURE

Se da un lato è importante valutare e comprendere l'entità del deficit idrico attuale e della sua distribuzione sul territorio, dall'altro nasce spontanea la domanda: "ma quali sono le prospettive per la prossima estate?". Di norma la stagione estiva porta naturalmente con sé una generale riduzione degli apporti pluviometrici, eccezion fatta per il comparto alpino il quale - sotto determinate condizioni - può comunque ospitare precipitazioni anche di una certa consistenza seppur marcatamente circoscritte trattandosi in prevalenza di fenomeni di tipo convettivo. Va da sé che non è verosimile puntare sull'estate al fine di sperare in un rientro nei ranghi dello scenario pluviometrico.

Altro elemento da sottolineare è la scarsità di neve accumulata su Alpi e Appennino, ovunque molto al di sotto della norma, che costituisce una preziosa riserva per l'approvvigionamento idrico primaverile ed estivo. 

Osservando le attuali proiezioni meteorologiche per il trimestre estivo 2022 (giugno, luglio e agosto) il quadro generale, peraltro, non depone per nulla bene. I principali centri di calcolo indicano una stagione caratterizzata da persistenza di figure di alta pressione, spesso di matrice nord-africana e con annesse masse d'aria particolarmente calde richiamate sull'Italia centro-settentrionale, dopo aver sorvolato Spagna, Francia ed Europa centrale. Un tale tipo di circolazione pregiudicherebbe inoltre l'entità delle precipitazioni estive tipiche del comparto alpino, non di rado collegate al transito di sistemi frontali atlantici che - pur coinvolgendo in modo molto marginale il Centrosud italiano - riescono a portare acquazzoni e temporali sul comparto settentrionale. In sostanza: deficit pluviometrico che proseguirebbe anche nel trimestre estivo, in modo talora marcato e accompagnato da temperature ben oltre le medie del periodo. 

Si tratta peraltro di uno scenario barico che si sta presentando già da questo mese di maggio, che con tempistiche decisamente precoci sta portando con sè un clima di fatto estivo, caratterizzato da un'impennata delle temperature sulla soglia dei 30°C in modo diffuso sul Nord-Italia e nello specifico sul catino padano. Clima estivo a sua volta accompagnato da scarsità di precipitazioni diffuse ed omogenee, con l'eccezione rappresentata da fenomeni temporaleschi confinati soprattutto alla cerchia alpina. Allo stato attuale, una condizione del genere a maggio è proprio quello che ci si augurava non accadesse, dato che maggio stesso rappresentava l'ultimo mese primaverile a disposizione per poter attenuare la forte anomalia pluviometrica. 

Ora non resta che attendere e verificare l'evolversi della circolazione generale atmosferica in sede europea, da quì ai prossimi mesi estivi. Confidando chiaramente in proiezioni disattese, per lo meno in parte.

Andrea Colombo, Davide Sironi


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