Terremoti: Scoperta una sorgente di magma profondo nel sud Appennino, nella zona Sannio-Matese
Intrusioni attive di magma sotto l’Appennino meridionale potrebbero dar luogo a terremoti di magnitudo significativa e più profondi rispetto alla sismicità tipica di quell'area. Lo rivela uno studio di INGV - Università di Perugia.
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Nel Dicembre del 2013 nella zona Sannio-Matese si verificò uno sciame sismico anomalo che culminò con un evento di magnitudo Mw 5.0 avvertito fino a Caserta, Napoli e Benevento che danneggiò molti edifici nel comune di Piedimonte Matese. Secondo uno studio effettuato da un team di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell'Università di Perugia (DFG-UNIPG) quella sismicità potrebbe essere legata alla presenza di intrusioni magmatiche al di sotto dell'Appennino.
Oltre 500 scosse di cui le più intense di Mw 5.0 il 29 Dicembre 2013 e di Mw 4.2 il 20 Gennaio 2014 tutte concentrate nell'area di falda del Matese, ampia più di 800km quadrati. Le acque sotterranee che circolano in questa falda contengono una quantità di gas assorbita dalle zone profonde della crosta. L'analisi di queste acque mostra la presenza di una inaspettata quantità di anidride carbonica in concentrazioni molto simili a quella che si ritrova nelle aree vulcaniche del Vesuvio e del Roccamonfina. L'anidride carbonica CO2 è infatti un gas che viene rilasciato durante il degassamento e la risalita di un magma profondo dal mantello. A conferma della presenza di un corpo caldo in profondità anche l'anomalia termica delle acque di falda, con una temperature di alcuni gradi al di sopra del normale e la disposizione degli ipocentri dei terremoti dello sciame sismico che indica un processo di rottura molto simile a quello osservato nella sismicità da iniezione indotta di fluidi.
Tutte queste analisi confermerebbero la presenza a 10-25km di profondità di una massa magmatica proveniente dal mantello, in lento movimento nella crosta, al di sotto dell'Appennino nella zona Matese-Sannio. Lo studio precisa che non c'è nessuna evidenza che tale intrusione possa a breve determinare un'eruzione vulcanica, tuttavia in tempi geologici, molte migliaia di anni, non è da escludersi la formazione di un apparato vulcanico. Gran parte dell'avvità vulcanica in Italia è concentrata sull'area tirrenica ma esistono appartati vulcanici importanti anche in pieno Appennino, è il caso del Monte Vulture in Basilicata situato nel bel mezzo della catena Apula.
C'è comunque un rivolto importante e immediato che non andrebbe sottovalutato il fatto che la presenza di questa sovrappressione causata dal corpo magmatico potrebbe generare terremoti di magnitudo significativa e ben più profondi di quelli tipici della zona.