19 marzo 2023
ore 23:43
di Carlo Migliore
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 Per tutti

L'Italia è una delle zone più sismiche del Mediterraneo assieme alla Grecia e alla Turchia ma i terremoti che interessano il nostro territorio non sono tutti uguali. Oltre all'energia intrinseca di un sisma definita dalla sua Magnitudo c'è anche un elemento fondamentale che determina il risentimento di una scossa sulla superficie ed è la profondità alla quale si genera la frattura della roccia. In linguaggio tecnico viene chiamato ipocentro e può essere più o meno profondo. Per farvi capire la differenza tra un terremoto profondo e uno superficiale in termini di scuotimento del suolo sulla superficie, facciamo un esempio molto pratico. Prendiamo una scossa di magnitudo 3.0. L'energia liberata da un terremoto di M 3.0 corrisponde all'energia liberata da un'esplosione di 31.6 tonnellate di tritolo. Si può facilmente capire che più in profondità avviene questa esplosione, minori saranno i danni che si avranno in superficie, è intuitivo, non c'è bisogno di ricorrere a grandi spiegazioni. Il terreno sopra la nostra bomba ne attutisce gli effetti e più ce n'è, più gli effetti saranno minori. 31.6 tonnellate di tritolo che esplodono a 1km di profondità non possono avere gli stessi effetti in superficie della stessa quantità di tritolo fatta esplodere a 10km

Questo è il motivo per cui scosse molto superficiali possono essere percepite in modo violento anche per magnitudo apparentemente contenute. Ne sanno qualcosa gli abitanti delle zone vulcaniche come L'Etna, i Campi Flegrei, Ischia, i Colli Albani dove gli ipocentri sono molto superficiali, a volte anche inferiori a 1km di profondità, è praticamente come avere una bomba sotto ai piedi. Ecco perché quando ci si riferisce a queste zone si parla di forti scosse anche per magnitudo contenute comprese tra 2 e 3. Se poi la magnitudo aumenta oltre il 3.0 e raggiunge la 4.0 possono esserci seri danni agli edifici non armati e causare persino dei crolli come avvenuto nel terremoto di Ischia dell'agosto del 2017. Un'altra caratteristica di questi terremoti molto superficiali è la durata della scossa, generalmente improvvisa e raramente oltre i 20 secondi. E c'è poi l'area superficiale interessata dallo scuotimento, generalmente piccola con un raggio limitato a qualche chilometro attorno all'epicentro.

Ma Se i terremoti molto superficiali sono una caratteristica delle zone vulcaniche, non sono esclusi anche in Appennino. Numerosi sono i casi di sismi superficiali altamente distruttivi come quello dell'Emilia Romagna del 20 maggio 2012 che ebbe una magnitudo 5.9 e una profondità ipocentrale di 6.3km. Anche il devastante terremoto dell'Aquila del 6 aprile del 2009 fu molto superficiale, solo 8.8km e con una magnitudo di 6.3.


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