13 novembre 2020
ore 15:22
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Il recente tsunami che ha colpito il 30 ottobre scorso la Turchia meridionale a seguito del violento terremoto di magnitudo 7.0, ha fatto riemergere con prepotenza i pericoli che potrebbero interessare le coste del Mediterraneo in caso di terremoti particolarmente energetici. L'onda che ha colpito Izmir non ha avuto un run up molto elevato, l'altezza è stata al massimo di 60-70cm e non ha provocato danni rilevanti ma noi tutti ricordiamo lo tsunami che ha colpito il Giappone nel Marzo del 2011 e lo Tsunami che ha distrutto l'Indonesia nel Dicembre del 2004.

Lo tsunami non è propriamente un'onda anomala anche se viene spesso definito come tale. Lo tsunami è un progressivo e repentino sollevamento del livello marino fino ad altezze che vanno da pochi centimetri a diversi metri più del normale. Prima di uno tsunami c'è un evidente segnale premonitore che è il ritiro del mare dalle baie e dai porti, è tutta la massa d'acqua che viene richiamata verso il punto dove si è avuto il terremoto che ha sollevato il fondale marino e che poi ritornerà inevitabilmente con una massa aggiuntiva. 

La cosa in assoluto da non fare quando si è testimoni del ritiro delle acque dai porti è restare li a filmare con i cellulari l'acqua che ritorna. Non si può infatti sapere apriori di quanto si solleverà il livello del mare, con poche decine di centimetri si rischia al massimo di farsi un bagno ma con un'altezza superiore ai 50-60cm già di rischia di essere trascinati. La velocità dell'onda poi aumenta progressivamente in prossimità della costa e quando raggiunge le zone della città con le strade asfaltate trova meno attrito accelerando ulteriormente. Queste persone hanno rischiato la vita ma gli è andata bene. 


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