13 settembre 2021
ore 23:55
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Nell'immaginario collettivo il terremoto è un grande scuotimento della crosta terrestre generato dallo slittamento di una faglia e seguito da una serie di scosse successive via via di minore intensità dette per usare una terminologia popolare, di assestamento. Quello che nessuno si aspetta è che dopo il primo grande evento tellurico se ne possa verificare un altro o più di un altro, magari anche più forte a distanza di poco tempo, giorni o mesi.  Ebbene, il violento terremoto di Amatrice del 24 Agosto e la lunga sequenza sismica successiva seguita dal nuovo fortissimo evento del 26 Ottobre scorso non sono un caso eccezionale né in Italia, né nel mondo. 

Per restare in Italia anche il terribile terremoto dell'Emilia Romagna del 2012 fu caratterizzato da una lunga sequenza sismica e se andiamo più indietro troviamo caratteristiche analoghe anche nel terremoto di Umbria e Marche del 1997 e nel disastro del Friuli del 1976. In tutti questi casi dopo un forte terremoto iniziale seguito dalle normali repliche, si è assistito ad improvvise e inaspettate recrudescenze dell'attività sismica con nuovi forti eventi. Quello che in realtà appare come un effetto domino in cui l'energia liberata dall'evento principale ha attivato o riattivato zone di faglia adiacenti che hanno prodotto altri forti terremoti

La sequenza sismica che ha colpito il Friuli nel 1976-77 fu molto lunga. Al terremoto principale di magnitudo 6.5, avvenuto il 6 maggio alle 21 della sera che causò la morte di quasi 1000 persone, seguirono numerose repliche nei mesi successivi. Alcuni di esse ebbero magnitudo elevata, ma soltanto due raggiunsero magnitudo 5.0. In estate la sequenza sembrò esaurirsi. Improvvisamente, l'11 settembre e il 15 settembre, oltre quattro mesi dopo la scossa devastante di Maggio, si verificarono altri 2 violenti terremoti di magnitudo 5.9 e 6.0, rispettivamente alle ore 04.15 e 10.21 locali del 15 settembre. Altre forti scosse interessarono la zona fino alla prima metà del 1977.

Se guardiamo la distribuzione degli epicentri dell'intera sequenza, vediamo che tra Maggio e Settembre del 1976 c'è una chiara migrazione degli epicentri dalla zona centrale verso est. Molto probabilmente ciò sta a indicare che si sono attivati dei sistemi di faglia adiacenti. Successivamente, la sismicità del 1977 sembra attivare un'ulteriore porzione del sistema di faglie friulano.

Qualcosa di analogo avvenne anche nella sequenza sismica del terremoto dell'Umbria e delle Marche del 1997 che durò oltre un anno. L'inizio della crisi sismica si ebbe nella primavera del 1997 con una scossa di magnitudo 4.5 nel mese di Maggio che danneggiò alcuni edifici. Altri eventi minori seguirono in estate fino a quello di magnitudo 4.4 del 4 Settembre. A quel punto la gente inizio a preoccuparsi finché il 26 Settembre alle 2.33 ci fu un terremoto di magnitudo 5.8 con epicentro a Cesi che causò crolli e due vittime

Quello stesso giorno ma alle 11.42 un nuovo fortissimo terremoto di magnitudo 6.1 con epicentro ad Annifo provocò la morte di altre 8 persone, 4 nel crollo della volta della Basilica di San Francesco mentre erano in atto dei sopralluoghi per il sisma precedente. il 14 Ottobre una nuova fortissima scossa di magnitudo 5.5 colpì la zona tra Sellano e Preci aggravando ulteriormente la situazione. La sequenza sismica continuò per altri mesi fino ad un nuovo fortissimo evento di magnitudo 5.4 il giorno 26 marzo seguita ad Aprile da altre forti scosse di magnitudo 4.5 e 4.7. Il terremoti continuarono fino al mese di Giugno.

Anche il terremoto dell'Emilia Romagna del 2012 fu caratterizzato da una lunga sequenza sismica che cominciò a Gennaio ed ebbe il suo culmine il 20 Maggio con la scossa di magnitudo 5.9 con epicentro nei pressi di Finale Emilia. Come per tutti i casi descritti in precedenza nessuno poteva immaginare che non fosse finita li. Infatti il 29 Maggio un nuovo fortissimo evento di magnitudo 5.8 colpì tra Mirandola e San Felice sul Panaro seguito a breve distanza da un magnitudo 5.4 e poi un 5.2. Vi furono 27 vittime. I terremoti continuarono fino a Giugno con un nuovo forte evento di magnitudo 5.1 il giorno 3. Anche in questo caso la scossa del 29 Maggio fu riconosciuta come generata dall'apertura di una nuova faglia formatasi in seguito al sisma del giorno 20.

Da notare come anche in questo sisma è possibile riconoscere una migrazione degli epicentri verso ovest, significativo del fatto che l'evento principale del 20 maggio ha attivato o riattivato o persino formato ex novo una faglia che ha prodotto il terremoto del 29 Maggio e poi quelli di Giugno.

Casi simili sono documentati anche in epoche meno recenti, tra tutti citiamo i terremoti che colpirono l'Italia centrale tra Gennaio e Febbraio del 1703. In questo caso si registrarono due scosse principali: la prima in Umbria a metà gennaio, la seconda nell'aquilano i primi di febbraio. Si trattò anche in questo caso di due faglie adiacenti, o comunque vicine, che si attivarono. Infine, tra i casi di sequenze sismiche multiple della storia sismica italiana non si può non ricordare la lunga serie di terremoti che colpirono la Calabria meridionale nel 1783. L'area interessata in questo caso è stata di oltre 100 chilometri, con cinque scosse distruttive che hanno interessato la regione nell'arco dei mesi di febbraio e marzo

In conclusione, se i terremoti sono già di per se non prevedibili, la possibilità che un forte evento produca con la sua energia un effetto domino sulle faglie adiacenti è anch'esso imprevedibile ma naturalmente da non scartare a priori. Tutto o quasi il nostro territorio è attraversato da faglie maggiori e minori di cui ignoriamo gli stati tensionali. Questo è uno dei motivi per i quali i sismologi ultimamente sono molto più prudenti nel fare dichiarazioni dopo il verificarsi di un evento.


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