2 agosto 2011
ore 8:05
di Manuel Mazzoleni
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 Per tutti
St.Gibilterra: Il ''rubinetto'' tra Mare ed Oceano
St.Gibilterra: Il ''rubinetto'' tra Mare ed Oceano
In questa bellissima immagine, elaborata dal radar a bordo del satellite europeo della ESA Envisat, si vede con chiarezza l'influenza che lo stretto di Gibilterra ha sulla circolazione delle acque tra l'oceano Atlantico (a sinistra) e il Mediterraneo (a destra).

Il confine del mondo nell'antichità- In antichità si pensava che lo Stretto ( definito "Le Colonne d'Ercole") rappresentasse il confine nec plus ultra (lett. "non più avanti") scelto da Eracle. Secondo la mitologia l'eroe, in una delle sue dodici fatiche, giunse sui monti Calpe (Gibilterra) ed Abila (Ceuta) creduti i limiti estremi del mondo, oltre i quali era vietato il passaggio a tutti i mortali. Separò il monte ivi presente in due parti (le due colonne d'Ercole) e incise la scritta nec plus ultra. La larghezza minima dello stretto è pari a 14 km (tra Punta de Tarifa e Punta Cires) e quella massima è di 44 km; in tutto è lungo circa 60 km. La profondità massima è di circa 286 m.



Divisa tra UK e ES-Prima dell'apertura del canale di Suez lo stretto di Gibilterra costituiva l'unico sbocco del Mediterraneo. Proprio per questa ragione ha grande importanza militare e commerciale e la Gran Bretagna vi mantiene il possesso della rocca di Gibilterra mentre la Spagna controlla il territorio della città di Ceuta.



Due correnti- Oltre all'importanza militare, come accennato all'inizio svolge un ruolo fondamentale anche nella circolazione marina tra Mediterraneo ed Oceano. Infatti proprio in corrispondenza dello stretto si formano due correnti marine: in superficie una che porta acqua dall'oceano al Mediterraneo, in profondità una con il percorso inverso che porta le acque più salate e più dense del Mediterraneo nell'Atlantico. Questa straordinaria immagine mostra anche le onde interne alle correnti: sono le increspature dell'acqua sia a destra che a sinistra dello stretto, evidenziate dai differenti colori. Si tratte di onde che in superficie non si notano ma che producono una corrente orizzontale che modifica la tessitura della superficie marina.

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