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1 ottobre 2013
ore 13:10
di Carlo Migliore
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 Per tutti
la foto del nuovo vulcano di Fiumicino
la foto del nuovo vulcano di Fiumicino

È recente la notizia di un secondo, anzi ad essere precisi, di un terzo vulcano di fango spuntato dal nulla nella provincia di Roma, questa volta sotto il mare a circa 100m dalla costa di Ostia. I primi due erano nati a fine Agosto nella zona di Fiumicino all’interno di una rotonda stradale in via Coccia di Morto. In un nostro recente articolo avevamo parlato proprio del primo evento ma visto il recente accadimento, non possiamo non affrontare nuovamente la questione.



Sebbene questi vulcani di fango non siano particolarmente pericolosi sen non per le esalazioni gassose tossiche che emanano, e non rarissimi in Italia, l’irruenza di questi ultimi neonati “Romani” li pone senz’altro su di un

livello di inconsuetudine abbastanza elevato

, pur avendo ben presente la vicina area vulcanica dei

Colli Albani

la cui attività estinta avrebbe determinato la presenza di queste “bolle” di gas all’interno del terreno. Ma le dichiarazioni ufficiali ci dicono che sia nei primi due casi che in quest’ultimo c’entrerebbe la mano dell’uomo. Opere di scavo stradale per quanto riguarda i vulcanetti di Fiumicino e trivellazioni per la costruzione di un nuovo porto per quel che riguarda il vulcanetto sottomarino di ostia.



Nascite non spontanee quindi ma indotte

, almeno a quanto dichiarato dalle autorità. E qui nascono varie domande, la prima è senz’altro la seguente “Perché l’amministrazione comunale ha negato che nella zona dei vulcanetti di Fiumicino ci fossero dei lavori in corso ?” C’erano o non c’erano? Seconda domanda, se si tratta di piccole sacche di gas, come dichiarato dalla protezione civile,

come mai da oltre un mese l’attività dei primi due vulcanetti non si arresta?

Erano bolle di gas molto grandi a quanto pare! Terza domanda, come mai le persone che hanno visto i vulcani da vicino hanno riferito di un forte odore di zolfo nell’aria? Nelle analisi effettuate dalla protezione civile l’idrogeno solforato, quello che da il tipico odore di uova marce, ovvero il gas che fuoriesce dalle zone vulcaniche attive, viene menzionato solo come “in tracce”. Tracce molto evidenti a quanto pare.



Allo stato attuale dei fenomeni , molto ridotti e di impatto più folcloristico che altro, nessuno si prenderà la briga di fare più chiarezza, ma se col tempo la cosa andasse avanti,

cosa potrebbe succedere?

Sidoarjo, isola di Java (Indonesia). Il 28 maggio del 2006 qualcosa va storto durante una

trivellazione

della PT Lapindo Brantas, una compagnia petrolifera indonesiana che sta cercando gas naturale. Quando le trivelle raggiungono i 2700 metri di profondità dal pozzo iniziano a uscire acqua, terra, vapore e piccole quantità di gas e la zona viene rapidamente abbandonata.



Nei giorni successivi altre eruzioni simili iniziano un po’ ovunque nella zona: da allora non si sono mai fermate e secondo le stime degli scienziati ogni giorno vengono eruttati 30.000 metri cubi di acqua e fango, il contenuto di

12 piscine olimpioniche

e l’eruzione potrebbe andare avanti per i prossimi 30 anni. Nell’incidente, considerato uno dei più grandi disastri industriali della storia, 14 persone hanno perso la vita e 30.000 sono state evacuate dagli 11 villaggi sepolti dal fango. Insomma, anche se

non ci sono i presupposti per pensare ad una enormità del genere

….certe cose, anche se cominciate in sordina…non andrebbero prese troppo sotto gamba!

Il disastro indonesiano causato da un vulcano di fango
Il disastro indonesiano causato da un vulcano di fango

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