1 dicembre 2015
ore 14:32
di Manuel Mazzoleni
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 Per tutti

La Conferenza Mondiale sul Clima, la Cop21, tenderà di trovare una soluzione al problema del riscaldamento globale sempre più minaccioso per la Terra e l'umanità. Ma cosa si discute alla Cop21? Cosa verrà negoziato?

Partiamo con la premessa che già nel 2011 gli addetti al lavoro avevano deciso che l'accordo di Parigi avrebbe dovuto essere un accordo di "valore legale", senza tuttavia precisare se attraverso un trattato di diritto internazionale o solamente attraverso vincoli di diritto nazionale. L'Unione Europea e i Paesi emergenti sono indirizzati verso un trattato vincolante, mentre USA e Cina virano su leggi e normative a livello nazionale.

Simbolo della Cop21
Simbolo della Cop21

Quali obiettivi a lungo termine?

Secondo l'IPCC, il panel di esperti ONU sui cambiamenti climatici, per non incappare nei peggiori impatti climatici è necessario limitare l'aumento delle temperature medie globali, affinché a fine secolo esso risulti entro i 2 °C rispetto ai livelli precedenti la rivoluzione industriale. I piccoli Stati insulari, tuttavia, chiedono di lavorare per un obiettivo ancora più restringente limitando l'aumento a 1,5 °C.

Come agire per raggiungerli?

Per raggiungere l'obiettivo dei 2 °C, l'IPCC stima che le emissioni di gas serra debbano essere ridotte del 40-70% entro il 2050 e che la carbon neutrality (emissioni zero) debba essere raggiunta al più tardi nel 2100. Già nella Cop15 di Copenaghen, nel 2009 fu deciso che ogni Paese parte della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) avrebbe proposto un contributo nazionale (INDC - Intended Nationally Determined Contribution) alla riduzione delle emissioni globali entro il 2025-2030. Il limite per presentare tale contributo è scaduto lo scorso 1 Ottobre ed a tale date avevano partecipato ben 179 Paesi, ossia il 95% della popolazione mondiale e il 94% delle fonti di emissione. Tuttavia studi recenti mostrerebbero che tali contributi potrebbero non essere sufficiente e ciò comporterebbe scenari di crescita sino a 2,7/3°C. Quindi uno degli obiettivi fondamentali della COP 21 è approvare un meccanismo di revisione periodica degli INDCs. L'ideale sarebbe fissare il riesame con cadenza quinquennale, ma soprattutto inserire nel documento finale un riferimento forte alla soglia degli 1,5 °C.

Molti Paesi per raggiungere questi obiettivi sono indirizzari ad inserire nei trattati la frase «trasformazione globale verso società a basse emissioni e climaticamente resilienti» per segnalare il passaggio a lungo termine dai combustibili fossili verso l'energia rinnovabile, senza tuttavia fissare una data precisa di phase out ( gli attivisti vorrebbero stabilire il limite al 2050). I Paesi che più di tutti stanno sperimentando sulla loro pelle i cambiamenti climatici chiedono che la stessa enfasi dedicata alle politiche di mitigazione venga riservata anche a quelle di adattamento, inoltre i Paesi in via di sviluppo vogliono che dalla Cop21 escano impegni per uno strumento a lungo termine in grado di aiutarli a risollevarsi economicamente dagli shock climatici. Ma Stati Uniti e Unione europea sono alquanto riluttanti a firmare un testo che implica compensazioni, temendo di esporsi ad una ondata di richieste di crediti legati alle loro emissioni di gas serra. Quel che potrebbe succedere è un inserimento del terminloss and damage all'interno del capitolo dell'accordo che verte sui finanziamenti climatici: una soluzione che affosserebbe le speranze dei più esposti.


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