Cosa accadrebbe se la terra invertisse il moto? 1a parte
11 marzo 2012
ore 7:47
Redazione 3BMeteo
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2 minuti, 56 secondi
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Per tutti
“Lake effect snow“, nome col quale si identificano le intense nevicate provocate dallo scorrimento di masse d’aria artica sui grandi laghi americani. Il nostro viaggio parte proprio da qui, poiché la stessa cosa accadrebbe sul Mar Nero e sul Mar Adriatico grazie alla predominanza a livello globale delle “correnti orientali”. Ebbene sì, le miti ed umide westerlies scomparirebbero dall’Europa lasciandoci in balia, durante la stagione invernale, di gelidi e secchi venti continentali. Secchi finché non si trovassero a scorrere su estese formazioni acquose dalle quali trarrebbero il giusto tenore di umidità scaricando, sui versanti sopravento, copiose nevicate. Ecco così che regioni adriatiche e pianura padana si scoprirebbero tra le aree più nevose di tutto il vecchio continente.
Ovviamente il lato tirrenico diverrebbe molto più secco, anche se la spinta orientale data ai vari nuclei polari aumenterebbe la probabilità che essi circumnavigassero le Alpi gettandosi sul Tirreno. Insomma, un fiorire incontrollabile di ciclogenesi che però non compenserebbe la mancanza pressoché totale di fronti atlantici. E’ bene sottolineare, infatti, che le perturbazioni legate al vortice d’Islanda anziché puntare verso levante si dirigerebbero verso ponente, impattando contro gli Stati Uniti orientali. In questo modo i classici canoni climatici verrebbero stravolti: l’East Coast e il Quebec meridionale, notoriamente gelidi e nevosi, farebbero le veci delle isole britanniche e della Norvegia le quali, a loro volta, si scoprirebbero ben più secche e fredde.
In Asia l’anticiclone termico russo, oltre a posizionarsi molto più ad ovest, ruoterebbe in senso antiorario, rendendo più miti, ma decisamente più umide (e quindi nevose) Siberia orientale, Cina settentrionale e Mongolia. Giappone e Corea vedrebbero aumentare notevolmente tifoni e piogge in un contesto climatico più tropicale che non temperato. La West Coast e l’Alaska diverrebbero avare di piogge e nevicate guadagnando però in freddo, infatti le masse d’aria continentale anziché puntare gli stati orientali si riverserebbero verso occidente. Il tutto verrebbe aggravato dalla posizione del ciclone semipermanente delle Aleutine che, come il collega islandese, tenderebbe a traslare più ad ovest.
Riassumendo: la stagione invernale assumerebbe caratteri marcatamente statunitensi in Europa ed europei negli States centro orientali; la Siberia orientale (attuale polo del freddo del nord emisfero) si scoprirebbe più nevosa e decisamente meno rigida; gli USA occidentali velerebbero verso una fredda steppizzazione, mentre la Russia Europea farebbe l’abbonamento con temperature stabilmente sotto i -30°C. In tutto questo l’Italia diverrebbe ben più fredda guadagnando metri di neve lungo la dorsale appenninica e perdendone altrettanti (causa assenza atlantica) sulle Alpi….(continua)