Redazione 3BMeteo
15 luglio 2016
ore 16:15
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 Per tutti

Molti non si ricorderanno dell'uragano Galveston che nel lontano 1900 portò morte e distruzione nei Caraibi e negli USA. Questa tempesta venne avvistata per la prima volta il 27 agosto 1900 mentre si stava muovendo attraverso l'Oceano Atlantico. Il suo percorso continuò il 3 settembre quando raggiunse Cuba ancora come una tempesta tropicale; nei due giorni seguenti però cambiò improvvisamente rotta, attraversando il Golfo del Messico e intensificandosi tremendamente. 

Danni causati dall'uragano
Danni causati dall'uragano

Quando, l'8 settembre, la tempesta arrivò sull'isola di Galveston, di fronte alle coste del Texas, era ormai diventata un Uragano di categoria 3/4, e colse tutti alla sprovvista. Un muro d'acqua, alto fra 3 e 5 metri, ricoprì completamente l'isola e grandi porzioni delle coste del Texas mentre al di sopra di esso si elevavano onde alte quasi 7 metri che distrussero anche le costruzioni più solide. 

Traiettoria dell'Uragano
Traiettoria dell'Uragano

L'uragano Galveston è tuttora considerato uno dei più gravi disastri climatici, in termini di vittime umane, che abbia mai colpito i Caraibi e gli USA; le tremende ondate furono responsabili di più di 8.000 morti, quasi tutti fra gli abitanti di Cuba, ma il bilancio, tenendo conto anche dei circa 4.000 dispersi mai ritrovati, fu probabilmente molto più grave. Anche i danni alle proprietà, stimati in circa 30 milioni di dollari, furono decisamente notevoli. Galveston fu ridotta a un cumulo di macerie, e rese consapevoli gli americani che il benessere e il progresso da soli non bastavano per fermare la furia dei cicloni tropicali. A seguito di questo disastro, fu deciso di dare via alla costruzione, sull'intera isola, di vaste opere di prevenzione, in previsione degli uragani che, quasi certamente, in futuro si sarebbero abbattuti su Galveston: un alto muro, largo 5 metri alla base e circa 2 alla cima, protegge da allora più di 15 chilometri di costa attorno alla città.

Per la stesura di questo articolo, si ringrazia Andrea Colosio, dell'Istituto Tecnico-Aeronautico "A.Locatelli" di Bergamo.


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