28 maggio 2016
ore 8:47
di Lorenzo Badellino
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1 minuto, 25 secondi
 Per tutti
L'Everest
L'Everest

Come noto la primavera è la stagione ideale per tentare la scalata al tetto del mondo, prima che nel mese di giugno cominci la stagione dei monsoni con il suo carico di umidità, piogge e, oltre una certa quota, tempeste di neve. Il mese di maggio è quello migliore e quest'anno si stima che circa 400 persone abbiano raggiunto la vetta.

SEMPRE PIU' VITTIME. Tra loro, purtroppo, si registra un numero crescente di vittime e dispersi, talvolta a causa della poca preparazione sia degli alpinisti ma anche degli sherpa, pagati sempre meno per la crisi degli ultimi anni. Il 20 maggio due alpinisti che appartenevano allo stesso gruppo, uno olandese e una australiana, hanno perso la vita sulla via del ritorno. Congelamento delle dita, cecità, coma e ictus sono stati fatali ai due tra la vetta e il campo 4. Un altro alpinista è deceduto tra il campo 3 e il campo 4.

Nello stesso periodo tre sherpa sono morti durante una pausa al campo 2, intossicati dal monossido di carbonio. Due anni fa un gruppo ben più numeroso di sherpa è stato travolto una gigantesca valanga sotto la Ice Fall, una cascata di ghiaccio sopra il campo base, provocando 16 vittime.

LE RESPONSABILITA'. Numeri che continuano a crescere e che dovrebbero far riflettere a 360 gradi prima di intraprendere questa avventura. Dalle agenzie che organizzano le spedizioni ai governi che rilasciano facilmente i permessi per alimentare il business. Agli alpinisti stessi che a volte non sanno valutare a fondo le proprie capacità, spinti da una inarrestabile (ma comprensibile) voglia di raggiungere gli 8848 metri della vetta del mondo.


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