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3 settembre 2016
ore 12:45
di Carlo Migliore
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1 minuto, 34 secondi
 Per tutti

Non è un semplice terremoto quello che ha colpito duramente tra Lazio, Umbria e Marche. Il sisma di magnitudo 6.0 avvenuto alle ore 03:36 italiane del 24 agosto ha smosso un intero sistema di faglie. Lo dimostrano gli oltre 3000 terremoti successivi registrati nell'area. Un'area molto vasta che copre una lunghezza di oltre 100km dalla provincia di Macerata a quella dell'Aquila. Gli epicentri di quelle che vengono erronamente chiamate scosse di assestamento sono ben allineati secondo la direzione NNO-SSE la direzione che seguono le faglie sismogenetiche della zona.

Terremoto amatrice oltre 3000 scosse da quel tragico 24 Agosto
Terremoto amatrice oltre 3000 scosse da quel tragico 24 Agosto

Quello che si è verificato è una sorta di effetto a cascata. L'energia liberata durante l'evento principale del 24 Agosto ha destabilizzato anche i sistemi di faglie minori che hanno cominciato a liberare l'energia che avevano accumulato nel tempo. Si tenga presente che la magnitudo di un terremoto è in scala logaritmica il che significa che un terremoto di magnitudo 3.0 è 10 volte meno forte di un terremoto di magnitudo 4.0 e 100 volte meno forte di un terremoto di magnitudo 5.0.

La faglia responsabile del terremoto del 24 Agosto
La faglia responsabile del terremoto del 24 Agosto

Le scosse  di magnitudo superiore al 3.0 sono state centinaia e migliaia quelle di terremoti con magnitudo superiore al 2.0 senza contare gli eventi con magnitudo superiore al 4.0 o 5. Se sommiamo tutte le magnitudo delle scosse dopo l'evento del 24 Agosto ci rendiamo conto che il totale è maggiore di quella del primo evento.

Il riscontro in superficie della grande faglia che ha generato il terremoto del 24 Agosto
Il riscontro in superficie della grande faglia che ha generato il terremoto del 24 Agosto

Una fortuna: l'energia successiva a quel primo evento si è liberata in modo frammentario attraverso le miriadi di scosse minori distribuendosi su una direzione più ampia, questo ha limitato gli ulteriori danni. Una sfortuna invece che non possiamo conoscere apriori gli stati tensionali all'interno della crosta nell'area soggetta a questi movimenti, va da se che l'energia che si continua a sprigionare da questi terremoti potrebbe favorire nuove scosse anche intense in zone diverse da quelle del primo evento.


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