30 maggio 2018
ore 12:06
di Lorenzo Badellino
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 Per tutti
Quel che resta oggi del Lago d'Aral
Quel che resta oggi del Lago d'Aral

Da qualche giorno intorno al Lago di Aral, quello che fino a mezzo secolo fa era uno dei più grandi del Pianeta, si è sviluppata un'intensa tempesta di vento che trasporta sale verso l'Asia centrale. A Farne le spese sono soprattutto gli stati confinanti, come il Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan. Una polvere bianca, fine e secca viene trasportata dalle raffiche di vento ricoprendo quel che resta della vegetazione composta da alberi da frutta ormai quasi interamente distrutti dall'uso sproporzionato di fertilizzanti e pesticidi che una volta venivano usati nei campi di cotone inquinando il Lago di Aral, una volta salato.

Il sale (e i pesticidi) stanno ricoprendo tutto quello che trovano causando intossicazioni e problemi respiratori agli abitanti di queste zone. Alcuni aeroporti sono stati costretti alla chiusura o hanno dovuto cancellare diversi voli, come quello di Urgench in Uzbekistan.

Il Lago di Aral è stato 'distrutto' dalla mano dell'uomo nei decenni scorsi e e ora si stanno scontando le conseguenze, come raccontano alcuni anziani dell'Uzbekistan. Responsabile di questa disfatta è stato l'URSS, quando negli anni '60 incrementò la produzione di cotone facendo un massiccio ricorso all'utilizzo di pesticidi e prosciugando i fiumi Syr-Darya e Amu-Darya, i principali affluenti del Lago, per irrigare le piantagioni circostanti.


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