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30 gennaio 2024
ore 12:16
di Valeria Pagani
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Approvata dal parlamento europeo la direttiva contro il greenwashing
Approvata dal parlamento europeo la direttiva contro il greenwashing


Con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni, il 17 Gennaio 2024 è stata approvata la direttiva controil greenwashing, l'atto normativo che vorrebbe proteggere i consumatori da pratiche ingannevoli dicommercializzazione e aiutarli a compiere scelte di acquisto più informate.

Oggi i consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità e alla provenienza dei prodotti che acquistano, ma allo stesso tempo sono sempre più esposti a pubblicità o campagne promozionali ingannevoli, che etichettano quegli stessi prodotti come green, eco, sostenibili o a zero impatto ambientale, quando in realtà non lo sono. Per evitare che gli acquisti vengano influenzati da claim non veritieri - ovvero da brevi frasi ad effetto utilizzate per descrivere e promuovere un prodotto - il Parlamento Europeo ha dato il vialibera alla Direttiva "Green Claim" proprio con l'obiettivo di frenare le affermazioni ingannevoli da parte delle aziende in tema ambientale. La Green Claim è quindi una direttiva per contrastare il greenwashing - o ambientalismo di facciata - un termine che indica quelle strategie di comunicazione usate dalle imprese con l'obiettivo di costruire un'immagine positiva di sé sotto il profilo dell'impatto ambientale al fine di catturare l'attenzione dei consumatori attenti alla sostenibilità.

Per fare un esempio, alcune aziende italiane produttrici di acqua in bottiglia hanno usato all'interno dipubblicità le scritte "bottiglia a impatto zero" (ricollegandola a una presunta compensazione della CO 2 ) obottiglia "amica dell'ambiente". Scritte, queste, che potrebbero indurre i consumatori a considerare lebottiglie di plastica monouso una scelta sostenibile che non ha conseguenze in termini di emissioni e diimpatti sugli ecosistemi. Fatto non vero in quanto le bottiglie sono solitamente fatte di P.E.T. (polietilenetereftalato), una resina termoplastica che si ottiene utilizzando combustibili fossili come il petrolio. Nell'unione Europea solo circa il 30%  del materiale viene riutilizzato per produrre nuove bottiglie, il restotendenzialmente finisce in discarica o in un inceneritore, causando inquinamento ed emissioni di gas serra.

La nuova Direttiva contro il Greenwashing va quindi a regolare il modo in cui le aziende potranno commercializzare i loro prodotti, vietando l'uso di determinate parole e di etichette di sostenibilità non basate su schemi di certificazione approvati o stabiliti dalle autorità pubbliche. La norma mira infatti a rendere l'etichettatura dei prodotti più chiara e affidabile e vieta l'uso di parole come "rispettoso dell'ambiente", "rispettoso degli animali", ",verde", "naturale", "biodegradabile", "a impatto climatico zero" o "eco" se non supportate da prove.

Dato che negli ultimi anni si è assistito a un proliferare di etichette di sostenibilità non riconosciute da alcun ente certificatore, la direttiva autorizzerà solo marchi basati su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche. Ad oggi esistono già alcuni modelli di certificazione, come la norma ISO 14001 che fissa i requisiti di un sistema di gestione ambientale, lo schema EMAS (Sistema comunitario di ecogestione e audit), o il marchio Ecolabel, che contraddistingue prodotti e servizi caratterizzati da un ridotto impatto ambientale.

Inoltre, la direttiva vieterà le dichiarazioni che suggeriscono un impatto sull'ambiente neutro, ridotto o positivo, come conseguenza della partecipazione dell'azienda a progetti di compensazione delle emissioni(ad esempio attraverso l'acquisto di crediti di carbonio).

Ed infine, come si legge sul portale de parlamento europeo, le nuove norme vieteranno "anche le indicazioni infondate sulla durata (ad esempio, dichiarare che una lavatrice durerà per 5.000 cicli di lavaggio, se ciò non è esatto in condizioni normali), gli inviti a sostituire i beni di consumo prima del necessario (spesso accade, ad esempio, con l'inchiostro delle stampanti) e le false dichiarazioni sullariparabilità di un prodotto."

Le aziende che vorranno essere veramente sostenibili dovranno quindi comprovare le loro prestazioni ambientali in modo misurabile - ad esempio rendicontando tutto il ciclo di vita di un prodotto - e dovranno essere accreditate da un ente esterno certificato.


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