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5 ottobre 2023
ore 9:01
di Francesco Nucera
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temperature record luglio, influenze
temperature record luglio, influenze

Prosegue il caldo record nel globo ma quello che stupisce è la differenza tra il 2023 e gli anni precedenti con un salto di temperatura senza precedenti. Quanto sta avvenendo è una combinazione tra Global Warming e cause naturali.

Il trend del global warming è dimostrato negli anni. A partire dagli anni 90 il mondo è diventato via via più caldo, in particolare negli ultimi. Fino a questo momento sul podio c'è il 2016 ma è altamente probabile che il 2023 possa superarlo. Gli anni 2016 e 2020 hanno avuto il loro 'successo' attraverso El Niño che in genere espleta la sua maggiore azione in primavera. Il 2023 invece gioca in anticipo; il fenomeno de El Niño è in crescita e darà la sua maggiore influenza nel 2024. Ma allora perchè il 2023 è già da record? Cosa contribuisce a questo improvvisa impennata delle temperature? Perché non è accaduto lo scorso anno oppure due anni fa? Cosa ha di particolare il 2023?

Il trend al rialzo delle temperature globali si evidenzia su un periodo lungo. Ma di anno in anno la temperatura globale può variare attraverso dei fenomeni che si compiono naturalmente. Questi processi, che fanno parte della variabilità naturale, si manifestano su tempi relativamente brevi e sono quelli che poi mostrano perchè un anno è diverso dall'altro. La presenza della variabilità naturale è assolutamente essenziale da considerare per comprendere la modulazione del riscaldamento antropico. La variabilità interna può temporaneamente amplificare oppure attenuare l'effetto del cambiamento climatico legato alle attività umane

Vediamo quali potrebbero essere in ordine di maggiore efficacia questi processi interni

in atto sul trend di fondo del global warming. E' inoltre doveroso precisare che qualunque forcing interno agisce per rendere questo stato di cose, non deve essere usato come alibi per distogliere l'attenzione dal problema di fondo del cambiamento climatico.


1) Rara combinazione La Niña-El Niño. El Niño è tornato dopo 3 anni ma l'evento avrà i suoi maggiori effetti sulle temperature globali nel 2024. Ma più che il singolo El Nino è la rara combinazione ( 1 volta ogni 100 anni) di passaggio La Niña a El Niño ad avere un importante ruolo su questo trend. Di per sè è già piuttosto raro avere tre anni consecutivi de La Niña, "ma lo è ancor di più quando il passaggio è piuttosto rapido come avviene ora" dice il prof. Paul Roundy del Dipartimento di Scienze atmosferiche e ambientali dell'Università di Albany. Di norma tra un evento tra La Niña a El Niño c'è una pausa mentre questa volta il passaggio è avvenuto rapidamente; tale situazione è efficace nel contribuire al record di temperatura globale che stiamo registrando". Vediamo in che modo.

La Nina in questi 3 anni ha immagazzinato molto calore negli oceani delle medie latitudini, in particolare nell'Oceano Pacifico occidentale e in quello Nord Orientale. Ma ha generato anche molta siccità nell'emisfero Nord. Con il passaggio verso El Niño, che adesso riscalda i tropici, questo calore è stato liberato nell'atmosfera. Il riscaldamento del Pacifico orientale causato da El Niño coesiste per un po' con il riscaldamento del Pacifico settentrionale causato da La Niña; è come se ci fosse calore di un evento che non c'è più (La Nina) e calore di un evento che sta crescendo (El Nino). Questa rara situazione ha contribuito anche agli anticicloni di blocco in avvio di estate sul Canada e in Atlantico. Questi blocchi sono poi alla base degli incendi sul Canada e delle temperature anomale in Atlantico per via dell'interruzione delle correnti occidentali, con ampie zone liberi da nuvolosità e anche da polvere dal Sahara. Molti delle situazioni di blocco degli ultimi mesi tuttavia sono una risposta all'Enso.

Il Global Warming enfatizza a sua volta le anomalie e rende possibile il raggiungimento di tale livello di temperatura. Ci vorrà del tempo prima che questo calore possa smaltirsi per cui è probabile che anche i prossimi mesi possano risentire termicamente a livello globale. 

2) Vulcano Tonga. Il vulcano è tornato alla ribalta per via delle temperature record di luglio. Il vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha'apai è un vulcano sottomarino situato a circa 30 chilometri a sud-sud-est dell'isola di Fonuafo'ou, nell'Oceano Pacifico meridionale. L'esplosione nel gennaio 2022 ha immesso in stratosfera 165 milioni di tonnellate di vapore acqueo, un potente gas ad effetto serra. Ogni eruzione è unica e gli impatti possono variare a seconda di una moltitudine di fattori, tra cui la forza dell'eruzione, il tipo, la latitudine e la quantità di materiale espulso. Tonga non ha raggiunto solo la stratosfera, ma anche la mesosfera inferiore, più del Pinatubo. Le eruzioni vulcaniche in generale raffreddano il pianeta attraverso il rilascio di SO2 che riflette la luce solare. Il Tonga era a basso contenuto di SO2, probabilmente a causa della conversione molto rapida di SO2 nel pennacchio eruttivo ricco di acqua. Non ci sono evidenze scientifiche che abbia avuto un grande effetto sulle temperature globali nel 2023. Secondo un recente studio a tal riguardo, le stime del forcing radiativo del vapore acqueo sono risultate piccole (0.12-0.15 W/m2) qualche mese dopo l'esplosione.  La risposta della temperatura stimata a questo effetti è ~ 0,04°C, molto più piccolo degli effetti del cambiamento climatico o de El Nino. 

Un ulteriore documento in via di verifica, esamina i (potenziali) effetti regionali, ma non fornisce alcuna stima globale, anche se alcune regioni sono più fredde e altre più calde. C'è inoltre da dire che gli studi che hanno mostrato il riscaldamento da Hunga Tonga non hanno però incorporato il raffreddamento dello zolfo, che è difficile da stimare.

3) Solfuri di zolfo navi. Bisogna attendere studi sottoposti a revisione paritaria per trarre conclusioni circa le ipotesi sull'effetto degli aerosol su questo andamento anomalo delle temperature oceaniche. Un'ampia attenzione è infatti posta alle anomalie da record delle temperature oceaniche e che contribuiscono alle temperature planetarie. Una recente normativa internazionale che limita i solfuri di zolfo negli scarichi delle navi ha avuto un certo successo nel migliorare la salute pubblica. Nel 2020 sono entrate in vigore delle normative internazionali che limitano i solfuri di zolfo negli scarichi delle navi; l'abbassamento del contenuto di zolfo del carburante marino ha indebolito l'effetto di mascheramento dando una spinta effettiva al riscaldamento. 

L'SO2 ha infatti un forte effetto di raffreddamento sul clima, sia riflettendo direttamente la luce solare in arrivo, sia agendo come nuclei di condensazione per le nuvole, ovvero più nuvole riflettenti. Quasi tutti gli scenari di emissione valutati nel recente sesto rapporto di valutazione AR6 dell'Intergovernmental Panel on Climate Change prevedono che le emissioni di SO2 diminuiscano in futuro.

La rapida eliminazione graduale dello zolfo nei combustibili marini ha probabilmente ridotto le emissioni globali di SO2 dai combustibili marini. Dato il forte impatto di raffreddamento dell'SO2, una riduzione del 10% delle emissioni di SO2 si tradurrà in un ulteriore riscaldamento globale. Un'analisi del 2009 ha stimato che un calo del 90% delle emissioni marine di SO2 comporterebbe un riscaldamento aggiuntivo di circa +0,05°C, con una rapida risposta climatica nei primi 15 anni, contributo piccolo per poter pensare ad una efficacia sul 2023.



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