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26 gennaio 2024
ore 23:57
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Ormai anche i profani conoscono le conseguenze dell'arrivo di un anticiclone sub tropicale sull'Italia nel bel mezzo della stagione invernale. Si sa che anche se la massa d'aria è molto calda, l'umidità accumulata nei bassi strati può mantenere il suolo freddo e determinare oltre alle foschie e le nebbie (assieme agli inquinanti) anche delle coperture basse del cielo, soprattutto sulle zone pianeggianti interne e nelle valli. Si sa anche che l'anomalia termica maggiore si verifica in quota, sui colli e sui monti e che a causa delle inversioni si può arrivare al paradosso che in montagna possa far meno freddo che in pianura. Sono cose che conosciamo molto bene perché sebbene fino a una trentina di anni fa, certe situazioni fossero rare, ormai col cambiamento climatico questa è la nuova "normalità" con cui dobbiamo fare i conti. C'è davvero poco dunque che si possa aggiungere alle informazioni già note se non qualche dettaglio, magari numerico, sul rialzo degli zeri termici o sui valori di temperatura che si potranno raggiungere ma il numero che ci interessa maggiormente conoscere adesso è quanti giorni più o meno potrebbe ancora durare questo scempio climatico. Ci arriviamo tra un attimo, cominciamo inizialmente a descrivere la situazione attuale, poi quella prevista tra qualche giorno e infine la tendenza che ci potrà dare qualche indizio su un possibile cambiamento della circolazione. 

Attualmente il promontorio anticiclonico mantiene i suoi massimi a ovest dell'Italia tra la Spagna e l'Africa nord occidentale e proprio tra Spagna e Francia si stanno registrando valori record di temperatura, anche prossimi ai 30°C. Nel corso dei prossimi giorni i massimi anticiclonici si sposteranno verso l'Europa centrale lasciando passare sabato qualche insignificante addensamento nuvoloso, relativo a un fronte freddo in scorrimento sull'area balcanica, che interesserà più direttamente le nostre regioni meridionali ma senza effetti tangibili in termini di precipitazioni. 

Lunedì e dunque nel primo giorno dei famosi giorni della Merla i massimi barici saranno tra le Baleari e la Sardegna ma il promontorio si staglierà fino alla Scandinavia meridionale e al Baltico. Questa spinta verso nordest invoglierà l'aria fredda presente sul comparto orientale a piegare verso sudovest ma ancora una volta l'obiettivo saranno Grecia e Turchia dove ci saranno forti condizioni di maltempo di stampo invernale con freddo e neve a bassa quota. Piccole e insignificanti infiltrazioni di correnti fredde potranno lambire l'estremo Sud della Penisola ma il resto delle nostre regioni continuerà a subire la mitezza dell'anticiclone. In questo contesto saranno una costante le nebbie e le inversioni termiche sulle pianure del Nord, le foschie e le nubi basse a tratti sull'area tirrenica e le temperature anomale in quota con zeri termici che resteranno oltre i 3000m sulle Alpi, soprattutto occidentali e oltre i 2500/2800m sull'Appennino centrale. E dunque mentre alla quota di 1500m sulle Alpi si potranno superare valori massimi di 10/12°C, in Pianura Padana, soprattutto sul settore centrale lungo il Po, vuoi per le nebbie che per le foschie, probabilmente non si supereranno i 5/6°C di temperatura massima. Farà dunque più freddo in pianura al Nord che sulle Alpi. Questa situazione non muterà nella sostanza anche nei due giorni successivi, 30 e 31 gennaio. Quindi giorni della Merla che non rispetteranno la tradizione di giorni più freddi dell'anno, escludendo il freddo per le inversioni termiche sulla Val padana. 

Dal 1 febbraio usciamo dal campo delle previsioni deterministiche ed entriamo in quello più incerto del probabilismo. Ebbene, tutti i membri dello scenario dei cluster (52 in tutto), immaginatelo un po' come un alto consiglio di esperti meteo, sono unanimi sulla prosecuzione della fase anticiclonica a inizio mese ma nel contempo qualcosa inizierà a cambiare nella circolazione delle alte latitudini. Probabilmente sul nordest europeo, forse anche a causa di un vortice polare stratosferico organizzato sulla Siberia, si instaurerà una profonda depressione a carattere freddo. Inizialmente isolate tra l'Europa centrale e la Scandinavia queste correnti proveranno a scendere di latitudine dopo il 3-4 febbraio

Le analisi probabilistiche al momento non vedono grandi possibilità di successo per l'arrivo di queste correnti sull'Italia almeno fino al 5-6-7 febbraio anche se ci sono alcuni membri che si discostano dal pensiero comune già per il 4-5 febbraio. Ma soltanto intorno all'8-9 febbraio una trentina di membri su 52, quindi parliamo di una probabilità del 60% circa propende per l'arrivo sul Mediterraneo centrale di masse di aria più fredda provenienti dal nord Europa. Quindi gli occhi sono puntati sulla seconda settimana di febbraio, difficilmente prima potrà cambiare qualcosa. Restate aggiornati perchè seguiranno importanti approfondimenti.


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