13 ottobre 2015
ore 11:34
di Manuel Mazzoleni
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 Per tutti

Non sono solo le guerre o la crisi economica in atto a far muovere milioni e milioni di persone. Basti pensare che dal 2008 al 2014 circa157 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni a causa di eventi meteorologici estremi, almeno secondo quanto riportato nel recente rapporto Migrazioni e cambiamento climatico a cura di Cespi, Focsiv e Wwf Italia diffuso alla vigilia della Cop21 di Parigi.

Sempre più immigrati per cause naturali ( Roberto Schmidt/AFP/Getty Images)
Sempre più immigrati per cause naturali ( Roberto Schmidt/AFP/Getty Images)

Più nel dettaglio tempeste e alluvioni coprono 85% delle cause, sempre più frequenti negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici in atto. Sempre secondo il rapporto, infatti, ogni persona ha il 60% di possibilità in più di abbandonare la propria abitazione rispetto al solo 1975.

Ma non dimentichiamo anche tutte le altre "cause": aumento della temperatura dell'aria e dei mari, innalzamento del livello medio dei mari, fusione dei ghiacci, eventi regioni come El Nino, gli uragani o il monsone nel futuro saranno sicuramente fonte di conflitto tra stati e popolazioni, che si fronteggeranno per il controllo e l'utilizzo delle risorse naturali.

Il rapporto, inoltre, individua 5 forme di migrazione: a carattere internazionale, a carattere permanente e di spostamento di interi nuclei familiari; sfollati interni e profughi a livello internazionale a causa di calamità naturali improvvise (il caso limite delle piccole isole del Pacifico, Kiribati o Tuvalu); ricollocazione di intere comunità per ridurre la loro esposizione a grandi rischi naturali e climatici.

Una situazione destinata purtroppo a peggiorare. Se la temperatura globale salisse di ulteriori 4°C, alcune aree del globo subirebbe aumenti anche superiori con gravi conseguenze in aree come il Mediterraneo, il nord Africa e il Medio Oriente, ma anche i paesi dell'America Latina e i Caraibi. Se si prendono, invece, in esame altri fattori, come l'innalzamento dei mari, le regioni più colpite dal punto di vista economico e di benessere potrebbero essere quelle settentrionali dell'Europa Centrale, il Sud Est Asiatico e l'Asia Meridionale. O ancora, l'acidificazione degli oceani e dei mari avrà conseguenze soprattutto per quelle popolazioni la cui vita dipende dagli ecosistemi marini.

Se questo trend non verrà invertito intere popolazioni avranno sicuramente enormi difficoltà nel soddisfare i bisogni elementari. Ecco perché CeSPI, FOCSIV e WWF Italia chiedono alle istituzioni  e propongono alla società civile una riflessione sugli strumenti legali internazionali: affinché non siano discriminanti verso le persone in difficoltà o che hanno necessità di spostarsi,  ma riconosca i diritti a chi fugge dai sempre più frequenti disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici; occorre creare nuovi regimi dei flussi a livello regionale fondati sul riconoscimento dei diritti dei migranti, integrati nei piani di adattamento al cambiamento climatico.


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