7 luglio 2020
ore 11:07
di Luca Pace
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 Per tutti

ONDATA DI CALDO PERSISTENTE.  Non accenna ad attenuarsi l'intensa ondata di calore che oramai da oltre un mese sta interessando la Siberia. Come già spiegato in altri articoli, il tutto è causato dalla presenza ingombrante di un anticiclone anomalo che dal mese di maggio staziona sulle lande siberiane, portando da una parte al raggiungimento di valori record di temperatura (si pensi ai 38°C raggiunti il 20 giugno nella località di Verkoyansk), mentre dall'altra conseguenze devastanti a livello ambientale.
Basti pensare alla catastrofica perdita di petrolio legata al cedimento dei piloni di una cisterna nella città di Norilsk, avvenuta il 29 maggio scorso, e la cui causa principale è stata identificata proprio nelle temperature eccessivamente alte, che hanno portato allo scioglimento o alla profonda degradazione del permafrost.

IL DRAMMA DEGLI INCENDI. Una delle conseguenze più tangibili, e tra le più drammatiche anche del punto di vista ambientale, è senza dubbio quella dei vasti incendi che continuano a bruciare le foreste locali. Gli incendi estivi non sono un evento per nulla raro in Siberia, tuttavia il 2020 si sta rivelando del tutto eccezionale; la stagione degli incendi quest'anno si è rivelata estremamente precoce, in quanto già a metà giugno erano segnalati i primi estesi focolai, che ben presto hanno raggiunto estensioni drammatiche. Secondo l'Agenzia forestale russa, infatti, milioni di ettari di foreste sono andati in fiamme nelle regioni della Repubblica Sakha, Chukotka e Magadan della Siberia orientale.

Oltre che dall'estensione e dall'intensità dei roghi, gli scienziati sono stupiti da quanto a Nord si stiano spingendo le fiamme e da quale tipologia di ecosistemi stiano interessando. Secondo le rilevazioni Copernicus Sentinel-2 dell'UE, siamo di fronte all'incendio più settentrionale mai registrato negli ultimi anni, circa 12 km più a Nord rispetto all'anno scorso, spingendosi fino a 45° al di sopra del Circolo Polare Artico.



CONSEGUENZE ANCHE AL DI FUORI DELLA RUSSIA.
Queste ondate di calore intense e prolungate accelerano, tra l'altro, anche la fusione del permafrost, il suolo perennemente ghiacciato, rilasciando in atmosfera il metano accumulato in secoli di decomposizione di materiale organico. Questo gas reca un effetto serra circa 28 volte più potente di quello della CO2, e una volta in atmosfera circola per l'intero pianeta, contribuendo a sua volta al riscaldamento globale.


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