7 aprile 2024
ore 9:25
di Edoardo Ferrara
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 Per tutti

SITUAZIONE GHIACCIO MARINO ARTICO, ANALISI SU MARZO - L'estensione del ghiaccio artico marino risulta ancora una volta sotto la media trentennale 1981-2010, ma al momento quest'annata è meno peggio delle precedenti: la situazione infatti è attualmente migliore rispetto agli scorsi 4-5 anni. Tuttavia analizzando in profondità la questione emergono i problemi più significativi: vero è che l'estensione del pack artico attualmente non risulta esageratamente deficitaria rispetto alla media, tuttavia le analisi rilevano che si tratta per lo più di ghiaccio 'giovane', confermando una scarsità sempre più significativa di ghiaccio 'vecchio'. E' infatti quest'ultimo che ci da indicazioni sul trend climatico, a differenza del ghiaccio più recente che subisce maggiormente gli effetti della variabilità meterologica (che, ricordiamo, è caratterizzate da scale temporali nettamente inferiori rispetto a quelle climatiche). 

Nel caso specifico infatti, durante il mese di marzo il pattern barico medio in sede artica ha palesato un forte gradiente sullo Stretto di Fram, che divide la Groenlandia e le isole Svalbard, indotto da pressioni decisamente più elevate della media sulla Groenlandia e più basse tra Scandinavia e alta Russia. Di conseguenza si sono avuti forti e gelidi venti da Nord che hanno 'forzato' una sorta di trascinamento e stiramento dei ghiacci dall'Oceano Artico verso l'Atlantico più settentrionale (oltre a produrre reiterate ondate di gelo sulla Scandinavia, specie comparto lappone). Da qui l'estensione del pack sostanzialmente in media al largo della Groenlandia, che favorisce un bilancio complessivo non così disastroso rispetto agli anni scorsi (ma appunto grazie ad una forzante meteorologica piuttosto che climatica, quindi la situazione potrebbe essere del tutto temporanea). 

I DATI - L'estensione media del pack artico per il mese di marzo 2024 è stata di circa 14.87 milioni di km quadrati, con il massimo stagionale raggiunto il 14 marzo. Da quel giorno ad oggi, la fusione ha comportato una perdita di circa 278.000 km quadrati di ghiaccio marino. Gli ammanchi di ghiaccio più significativi rispetto alla media riguardano il mare di Okhotsk, Barents, Labrador e lo stretto di Davis. Dall'inizio delle misurazioni satellitari, ovvero dal 1979, il trend di perdita di ghiaccio per il mese di marzo è di 37.000km quadrati per anno: negli ultimi 45 anni marzo ha visto perdere complessivamente 1.68 milioni di km quadrati di ghiaccio, l'equivalente dell'intero stato dell'Alaska.

GHIACCIO VECCHIO E GHIACCIO GIOVANE - Come già accennato a inizio articolo, è il ghiaccio vecchio che risulta climaticamente rilevante: si tratta di massa glaciale che ha resistito almeno un anno o più al semestre di fusione (da marzo a settembre) ed è nettamemente più spessa e resistente rispetto al ghiaccio giovane (quello che si forma annualmente nel semestre freddo per intenderci). Ed è qui che si palesa con maggiore incisività l'effetto del riscaldamento globale: il ghiaccio vecchio di almeno 3-4 anni nei primi anni 80 durante il mese di marzo ricopriva gran parte dell'oceano Artico, mentre attualmente interessa un'area decisamente ristretta giusto a nord della Groenlandia e delle Isole Regina Elisabetta. Tutto questo per evidenziare il fatto che nonostante l'estensione complessiva del pack sia meno peggio degli anni scorsi, il ghiaccio risulta tuttavia di 'qualità inferiore' rispetto agli anni 80 in quanto in larga parte molto giovane (uno massimo due anni) e quindi più vulnerabile alla fusione estiva. 


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