15 giugno 2023
ore 5:59
di Valeria Pagani
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 Per tutti

Da lungo tempo l'energia cinetica del vento è stata sfruttata e trasformata dall'uomo in energia meccanica grazie all'uso dei mulini. Per quanto l'origine sia ancora incerta, si ipotizza che la nascita dei mulini a vento risalga a 3.000 anni prima di Cristo oppure al VII secolo d.C. nell'attuale Iran, dove venivano usati per trasportare acqua, drenare terreni ed anche per macinare i cereali. Ancora oggi, dopo duemila anni, l'energia cinetica del vento viene sfruttata, ma con un fine diverso: produrre energia elettrica. L'eolico si sta infatti affermando come una delle risorse più promettenti per attuare la decarbonizzazione e far fronte alle sfide poste dai cambiamenti climatici.

La giornata mondiale del vento è stata ideata come una campagna di sensibilizzazione internazionale per promuovere conoscenza sull'energia eolica, quale fonte di energia rinnovabile e pulita che non necessita di infrastrutture di estrazione, né produce emissioni climalteranti. La campagna è portata avanti ogni anno attraverso azioni coordinate da WindEurope, dal Global Wind Energy Council e dalle varie associazioni nazionali, in Italia rappresentate dall'ANEV - Associazione Nazionale Energia del Vento. Il vento è appunto una risorsa naturale e rinnovabile che si può sfruttare tramite l'utilizzo di pale eoliche, definite più propriamente aerogeneratori. Queste tecnologie sono in grado di convertire l'energia cinetica del vento in energia meccanica e successivamente in energia elettrica.

Oggi l'energia eolica è una tecnologia matura e uno dei settori industriali in più rapida crescita al mondo. Secondo il rapporto Wind Electricity stilato dall'IEA, nel 2021 la produzione di elettricità eolica nel mondo ha avuto una crescita record di 273 TWh (+17%). Questa è stata la crescita più alta tra tutte le tecnologie di energia rinnovabile.

In Italia, invece, il comparto dell'eolico si alterna tra brusche frenate e moderati avanzamenti. Dopo anni di lenta crescita, infatti, il trend di installazione di nuovi impianti sta tornando a salire. Nel primo trimestre del2023 sono stati messi in rete impianti eolici per 144,5 MW: oltre 16 volte in più rispetto al primo trimestre2022, quando erano stati realizzati 8,7 MW. In cima alla lista per la maggiore potenza eolica installata ci sono la Puglia con 3.058 MW, seguita dalla Sicilia con 2.122 MW.

Nel 2022, comunque, l'eolico ha coperto il 6,4% della domanda elettrica e ha rappresentato il 20,7% di tutte le rinnovabili. Una quota necessariamente destinata a salire per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione posti dalla Unione Europea: dal pacchetto Fit for 55 che ha l'obiettivo di ridurre le emissioni dell'UE di almeno il 55% entro il 2030, alla "Normativa europea sul clima" che stabilisce l'obiettivo vincolante della neutralità climatica entro il 2050

Per raggiungere questi obiettivi il contributo dell'energia eolica in Italia dovrà arrivare ad almeno 20-21 GW operativi al 2030: contando che ad oggi in Italia si ha una potenza cumulativa di 11,99 GW, vuol dire che a partire da quest'anno sarà necessario collegare alla rete non meno di 1 GW all'anno. Un obiettivo che potrà essere raggiunto sia dalla messa in opera di impianti onshore, cioè sulla terra ferma, che offshore, ovvero in mare aperto. Sotto questo aspetto il GSE è positivo e stima che nel corso di questo decennio la potenza installata raggiungerà quota 19 GW e l'energia generata annualmente segnerà un +100% rispetto all'inizio del decennio, passando da 20 a 40 TWh.

Ma nel paese l'installazione di nuovi impianti non è sempre agevole. La barriera maggiore risiede negli l'iter autorizzativi che attualmente richiedono in media tra i 2 e i 6 anni per dare il via libera alla costruzione. Oltre al superamento delle barriere burocratiche, spesso si frappongono anche barriere ideologiche che vedono nell'installazione degli impianti uno sfregio alla bellezza dei paesaggi. Un'obiezione comprensibile per le possibili speculazioni che qualche imprenditore potrebbe mettere in atto, ma meno solida se si tiene conto che, nella storia, i paesaggi sono sempre mutati per mano dell'uomo. Come delineato da Paesaggi Rinnovabili - il documento redatto da FAI, Legambiente e WWF Italia per coniugare transizione energetica e tutela del paesaggio - la soluzione potrebbe essere trovata nella stesura di un Piano Nazionale straordinario per l'individuazione delle aree idonee in cui installare gli impianti di energia rinnovabile. Un piano oggi più che mai necessario.

Un quadro, quello italiano, delineato anche dalle parole del Presidente dell'ANEV, Simone Togni, in occasione del convegno ANEV "Wind Offshore - La crescita dell'eolico offshore in Italia e nel mondo", tenutosi all'Energy Transition Expo a Rimini: "Il settore eolico offshore oggi ha raggiunto la sua maturità tecnologica, tanto da prevedere anche in Italia, grazie all'eolico flottante, uno scenario positivo. Risultano oltre 100 GW di progetti offshore con richiesta di allaccio, molti progetti avanzati, che mostrano l'interesse e la capacità delle aziende in questo settore. A questo punto serve una risposta dalle Istituzioni. Già il Ministero dell'Ambiente ha confermato di voler mettere a punto il Decreto FER 2 entro l'estate, per poter poi dare seguito al nuovo Pniec. I tempi sono maturi". Gli impianti eolici offshore italiani attualmente attivi sono diversi. 

I più grandi sono quelli al largo orientale della Sardegna, ma nei prossimi anni ne sorgeranno di nuovi. Per esempio, tre nuovi parchi eolici offshore sono progettati sempre nelle acque della Sardegna e del Lazio, per generare, una volta messi a regime, circa 2 GW di capacità. Nel caso dell'eolico offshore, però, potrebbero presentarsi delle criticità, in quanto non sono ancora stati condotti studi sufficienti riguardo le conseguenze dell'installazione di queste strutture sulla fauna marina e, in generali, sugli ecosistemi acquatici. Ad ogni modo possiamo dire che l'energia del vento è l'energia del futuro, disponibile già oggi. Se ben pianificata e direzionata, sarà una grandissima risorsa per decarbonizzare le nostre economie e non un minaccioso gigante contro cui Don Chisciotte aveva provato a duellare.


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