17 luglio 2020
ore 17:02
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Frutto di una collaborazione tra l'agenzia aerospaziale europea ESA e quella americana NASA, la sonda Solar Orbiter lanciata il 10 febbraio scorso aveva come scopo principale quello di indagare sui misteri ancora irrisolti della nostra Stella. Lo scorso 15 giugno quando ha raggiunto il suo primo perielio alla distanza di 77 milioni di chilometri, ha iniziato a scattare con i suoi super telescopi ed elaborare migliaia di fotografie ravvicinate della superficie del Sole inviando poi tutti i dati alla stazione europea di Malargüe in Argentina. Finalmente il 16 luglio, con una teleconferenza, ESA ha rilasciato pubblicamente le primeesaltanti immagini. Sono immagini che aprono una nuova frontiera dell'esplorazione astronomica e ci rivelano dettagli del Sole che non avremmo mai avuto la possibilità di conoscere

Da quella distanza siamo stati capaci di cogliere delle minuscole fiammate sulla superficie solare, piccole rispetto a quelle che solitamente riusciamo a vedere dalla Terra , i famosi "flare" ma non piccole in assoluto, basti pensare che sono vaste almeno quanto la superficie dell'Europa. Queste piccole fiammate sarebbero in numero così elevato da ricoprire interamente la superficie del Sole epotrebbero spiegare uno dei più grandi misteri dell'astrofisica, il riscaldamento incredibile della corona solare.  La temperatura del Sole diminuisce infatti andando dall'interno del suo nucleo verso l'esterno fino ad arrivare a 5.500°C sulla sua superficie ma poi improvvisamente sale nella parte più esterna dell'atmosfera fino a un milione di gradi e non si ha la minima idea del perché. L'ipotesi che ciò potesse essere dovuto alla presenza di "nano flare" sulla superficie era già stata avanzata nel 2014 ma questi ipotetici nano flare non erano mai stati osservati direttamente fino all'arrivo di queste prime immagini che potrebbero quindi confermare questa teoria.



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