31 gennaio 2024
ore 23:48
di Edoardo Ferrara
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Neve chimica stamattina in alcune aree della Pianura Padana
Neve chimica stamattina in alcune aree della Pianura Padana

INTENSE GELATE IN PIANURA PADANA, NEBBIA E NEVE DA NEBBIA/CHIMICA - In questi giorni di assoluta stasi meteorologica, su pianure e vallate assistiamo al tipico fenomeno dell'inversione termica che caratterizza i periodi anticiclonici invernali. In particolare in Pianura Padana, nonostante in quota si palesano temperature decisamente oltre le medie del periodo, nei bassi strati, diciamo nei primi 200-400m di quota, assistiamo al deposito dell'aria fredda con forti gelate e temperature sottozero (anche fino a -3/-5°C). In quest'area oltre all'aria fredda ristanga anche umidità, favorevole allo sviluppo della nebbia, ma soprattutto l'inquinamento, che sta raggiungendo valori decisamente elevati in questi giorni. In queste circostanze possono verificarsi episodi della cosiddetta neve da nebbia (in caso di elevate concentrazioni di inquinanti anche impropriamente 'neve chimica'), peraltro segnalata in diverse aree della pianura emiliana questa mattina, in particolare sul Parmense, ma anche sul Veronese. A differenza della galaverna, che consiste nel deposito di ghiaccio/brina sulle superfici per congelamento dell'umidità presente nell'aria, la neve da nebbia è una vera e propria precipitazione sottoforma nevosa che si attiva all'interno dello strato nebbioso, e quindi interessa solamente la pianura. Entriamo più nello specifico. 

COSA E' LA NEVE DA NEBBIA O IMPROPRIAMENTE NEVE CHIMICA, COME SI FORMA, DOVE PIU' PROBABILE - Si tratta come detto di una precipitazione vera e propria indotta però non dalla presenza di nuvolosità in quota e quindi di una perturbazione, ma dalla nebbia presente al suolo. Ovviamente il contesto termico deve permettere la formazione del fiocco, dunque le temperature devono essere sottozero. Condizioni queste più probabili durante le giornate invernali in cui c'è alta pressione con presenza appunto di nebbia. La neve da nebbia può essere ulteriormente incentivata alla presenza di elevate concentrazioni di inquinamento: i pulviscoli emessi dalla combustione industriale fungono infatti da nuclei di condensazione per la formazione del fiocco di neve; se le temperature sono al di sotto dello 0°C ecco così che possono cadere fiocchi di neve anche di dimensioni discrete dalla nebbia e persino accumulare al suolo anche qualche centimetro bianco. In questa circostanza il fenomeno viene etichettato anche come 'neve chimica' (il nome non deve destare timori, non è più inquinata di quanto non lo sia già l'aria affetta dalle concentazioni locali di polveri sottili).

Non a caso gli eventi di neve chimica più significativi si riscontranto in genere in aree altamente industrializzate dove l'aria inquinata ristagna più facilmente: quindi in primis sulla Pianura Padana. Nei primi anni 90, caratterizzati da lunghi periodi anticiclonici e aria molto inquinata, ci furono non pochi casi di neve chimica sulla Valpadana, con accumuli anche di 4-5cm (in particolare tra Veronese, bassa Lombardia e pianura emiliana). Si tratta comunque di precipitazioni in genere assai localizzate e loro presenza tradisce per l'appunto un elevato tasso di inquinamento dell'aria.

In ultima va considerato che la neve da nebbia, la neve chimica ma anche la stessa pioviggine da nebbia aiutano a pulire parzialmente l'aria, in particolare dalle polveri sottili. Queste infatti vengono agglomerate nella precipitazione e trascinate al suolo, abbattendone dunque la concentrazione nell'aria; un problema che però viene appunto trasferito al terreno e a tutto ciò ad esso connesso.


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