18 febbraio 2024
ore 13:31
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Se la prima città che vi è venuta in mente leggendo il titolo è Venezia, sappiate che la meravigliosa città lagunare non è tra le più a rischio del mondo. La media di abbassamento del suolo urbano è all'incirca di 2mm annui e la realizzazione del Mose è stata sicuramente di grande aiuto. Molte grandi metropoli sono in condizioni peggiori ed alcune probabilmente insospettabili perchè lontane dal mare ma non meno a rischio per problemi di stabilità causati dalla progressiva subsidenza. Le cause di questo affondamento possono essere molte, quella più diffusa è sicuramente legata al peso stesso degli edifici e può essere complicata da un altro fattore determinante, quello dell'estrazione delle acque di falda dal sottosuolo. Per quelle costiere c'è poi il gravoso problema dell'innalzamento del livello marino causato dal cambiamento climatico. Tutti questi fattori messi assieme possono determinare condizioni particolarmente critiche

Tra le megalopoli che si abbassano più velocemente c'è Città del Messico con i suoi quasi 9 milioni di abitanti. La città fu edificata sul letto di un antico lago asciutto e iniziò ad abbassarsi da subito sotto il peso delle gigantesche Piramidi Maia. L'estrazione dell'acqua dal sottosuolo ha poi accelerato il fenomeno e ad oggi il centro urbano si abbassa con un ritmo variabile dai 15cm ai 50cm l'anno. Un'altra grande città che sta sprofondando è Giacarta in Indonesia (10 milioni di abitanti), il suolo si abbassa attualmente con un ritmo di 18/20cm l'anno, pensate che dall'inizio del secolo scorso il centro urbano è sceso già di 2 metri. Anche Tokio in Giappone si inabissa progressivamente con un ritmo di 25 cm annui. In America spicca New Orleans con un tasso di affondamento di 2.5cm l'anno. In Cina la più a rischio è Ho Chi Min City con un ritmo di 8cm l'anno. Ma non sono certamente le uniche, anche Bangkok in Thailandia affonda progressivamente come Miami in Florida, Amsterdam in Olanda, Alessandria in Egitto, Mumbai in India. Non sono esenti dal problema Londra in Inghilterra e New York (come Venezia, circa 2mm l'anno). 

Gli impatti economici futuri di un simile problema possono essere inimmaginabili è ce n'è uno già in atto, la maggiore esposizione ai disastri naturali come le inondazioni da parte del mare. Che cosa si può fare per contrastare il fenomeno? Gli interventi principali sono per lo più legati alla realizzazione di piani di adattamento come la costruzione di barriere contro le invasioni di marea, ce ne sono già numerosi esempi soprattutto in Giappone. Ma questo tipo di piani rallenta solo l'inevitabile, bisognerebbe agire sulle cause principali, regolamentare per esempio le estrazioni di acqua dalle falde. Sul riscaldamento climatico le soluzioni già esistono e sappiamo quali sono ma al momento non c'è un impegno preciso da parte della comunità internazionale.


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