5 agosto 2013
ore 13:08
di Carlo Migliore
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 Per tutti
Le drammatiche immagini del terremoto indonesiano del 2006
Le drammatiche immagini del terremoto indonesiano del 2006

L’11 marzo 2011, alle ore 6.46 ora italiana il mondo viene svegliato da uno dei più forti terremoti della storia recente, per la precisione il 6° terremoto più forte  degli ultimi 100 anni che sarà ricordato come il più grande disastro che abbia mai colpito il Giappone. Questi terremoti si verificano statisticamente ogni 100-150 anni eppure pochi anni prima, nel 2004 un sisma con caratteristiche analoghe aveva colpito l'Indonesia e dal 1952 ad oggi si sono verificati ben altri quattro terremoti di questo genere. 4 novembre 1952: Kamchatka (Russia), magnitudo 9.0; 22 maggio 1960: Cile, magnitudo 9.5; 28 marzo 1964: Prince William Sound (Alaska), magnitudo 9.2.



In meno di 70 anni 6 terremoti di magnitudo pari o superiore a 9.0. Ma c’è di più, se consideriamo un arco temporale ampio che abbracci più o meno un secolo e verifichiamo la cadenza dei terremoti con una magnitudo maggiore o uguale a 7.0 rilevati ci accorgiamo che dal 1977 al 2013 sono stati rilevati 165 terremoti violenti in 36 anni, più del doppio dei terremoti del periodo 1939-1976 (71 terremoti in 37 anni)  e più del triplo del periodo 1901-1938 (53 terremoti in 37 anni).  Questi dati parlano chiaro e non c’è bisogno di commentarli, gli eventi sismici violenti rilevati sono aumentati tantissimo.



A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi ma tra i terremoti avvenuti e quelli rilevati c’è una differenza? Si, un terremoto non rilevato dagli strumenti è come se non fosse mai avvenuto. Diventa allora essenziale capire come si è sviluppata nel tempo la rete di rilevamento sismico mondiale. Nel 1930 c’erano solo 350 stazioni più o meno collocate in punti chiave, oggi siamo a più di 4000 stazioni sparse per il globo. Significa che per ogni stazione del 1930 oggi ce ne sono 11 in più. Un qualunque terremoto oggi ha quindi una maggiore probabilità di essere rilevato in un rapporto di 11:1. In termini pratici vuol dire che oggi siamo in grado di rilevare 10 terremoti in più per ogni terremoto rilevato nel 1930.



Ma per i grandi terremoti, quelli che si avvertono a centinaia di chilometri di distanza ha una sua valenza la concentrazione delle stazioni di rilevamento? Noi ci siamo posti la seguente domanda: Se in un raggio di 1000km quadrati oggi esistono 11 stazioni invece di una sola ed in quest’area avviene un terremoto di magnitudo 7.0 o superiore,  cosa cambierebbe se fossero 11 le stazioni a rilevarlo o 1 soltanto? Cambierebbe poco, quel sisma sarebbe comunque rilevato. Il discorso dell’ampliamento della rete di rilevamento sismico come giustificazione dell’aumento dei terremoti resta quindi secondo noi valido per sismi di media e piccola energia ma non ha una grande influenza per quelli che possiamo definire super terremoti. Non almeno considerando il numero di eventi che si sono succeduti nell’arco degli ultimi 70 anni.



Faglie ritenute non pericolose o addirittura sconosciute stanno generando grandi terremoti, nel nostro piccolo ne sappiamo qualcosa con gli eventi recenti dell’Emilia Romagna. Ma se i terremoti sono in aumento, quale potrebbe esserne la causa? La comunità scientifica è divisa, alcuni scienziati preferiscono negare quella che ad altri sembra invece un’evidenza e nel frattempo la popolazione si interroga sul futuro. Chi avrà ragione? Gli allarmismi si sprecano, le profezie sulla fine del mondo e sulle verità bibliche attizzano il fuoco. Troppe informazioni contrastanti, troppi dubbi, troppa ansia e il più piccolo tremore ci farà ancora sobbalzare….


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