16 settembre 2023
ore 5:00
di Giorgio Kaldor
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Ozono: si sta chiudendo il buco in Antartide, effetti sulla circolazione atmosferica
Ozono: si sta chiudendo il buco in Antartide, effetti sulla circolazione atmosferica

Il 16 settembre si celebra la Giornata Mondiale per la preservazione dello strato dell'ozono. Sono infatti trascorsi 36 anni dalla firma del Protocollo di Montreal, l'accordo ambientale multilaterale che nel 1987 ha regolamentato il consumo e la produzione di quasi 100 sostanze chimiche prodotte dall'uomo che impoveriscono lo strato di ozono atmosferico, gas serra fondamentale per la vita sul nostro pianeta.

La scoperta di una diminuzione nello spessore dello strato di ozono, soprattutto nelle regioni polari, fu annunciata per la prima volta nel maggio del 1985 da tre scienziati appartenenti al British Antarctic Survey. Quattro anni dopo, fu ratificato il Protocollo di Montreal, che rappresenta lo strumento operativo del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) per l'attuazione della Convenzione di Vienna "a favore della protezione dell'ozono stratosferico". Questo trattato è noto per essere stato il primo ad essere ratificato da tutti e 197 Paesi membri delle Nazioni Unite, tra cui l'Italia.

Entrambi i trattati internazionali avevano come obiettivo principale la riduzione della produzione e dell'utilizzo di sostanze altamente dannose per l'ambiente, in particolare i clorofluorocarburi (CFC), che erano ampiamente utilizzati fino agli anni '90 in settori come la refrigerazione (frigoriferi e condizionatori d'aria), la produzione di pannelli isolanti e schiume, nonché come propellenti in prodotti spray e agenti pulenti (ad esempio, nel settore aeronautico, spaziale e informatico). In occasione della Giornata Mondiale dell'Ozono 2023, il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) ha deciso di celebrare i risultati ottenuti dal Protocollo di Montreal. Grazie agli sforzi congiunti di 197 Paesi, stiamo infatti assistendo ad un notevole recupero dello strato protettivo di ozono nella stratosfera superiore e alla riduzione dell'esposizione umana ai raggi ultravioletti (UV) nocivi del sole.

A dirlo è il rapporto "Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2022", presentato il 9 gennaio scorso durante il 103esimo meeting annuale dell'American Meteorological Society e realizzato in collaborazione con United Nations environment programme (Unep), National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) Usa, National Aeronautics and Space Administration (NASA) e Commissione europea.

Secondo i dati se le politiche attuali rimarranno in vigore, ci si aspetta che lo strato di ozono torni ai livelli del 1980 entro il 2040. Nel caso dell'Antartico, si prevede che questo recupero avvenga circa nel 2066, mentre per l'Artico ci si attende un ritorno ai valori precedenti entro il 2045.

Come ricordato dall'UNEP, grazie al divieto delle sostanze che danneggiano lo strato di ozono e la sua lenta ripresa, il trattato ha inoltre contribuito a proteggere milioni di individui dall'insorgenza del cancro alla pelle e dalla formazione di cataratta. Inoltre, ha preservato gli ecosistemi e ha mitigato l'impatto del cambiamento climatico, in quanto molte delle sostanze nocive per l'ozono sono anche gas serra responsabili del cambiamento climatico.

Secondo il rapporto "Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2022", il Protocollo di Montreal ha infatti già portato benefici agli sforzi per mitigare il cambiamento climatico, contribuendo a evitare il riscaldamento globale di circa 0,5°C. Nel 2016, inoltre, un accordo aggiuntivo al Protocollo di Montreal, noto come Kigali Amendment, eviterà un ulteriore riscaldamento di 0,3-0,5°C entro il 2100. La misura si è resa necessaria per la riduzione graduale della produzione e del consumo di alcuni idrofluorocarburi (HFC), sostanze climalteranti ma non ozono lesive.


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