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31 gennaio 2024
ore 13:04
di Andrea Colombo
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 Per tutti

L'interrogativo è volutamente enfatizzato, in quanto va a trattare un tema che può risultare contro-intuitivo. E' risaputo che, durante la stagione invernale e in condizioni di alta pressione persistente, si vadano a creare (nello specifico, in Valpadana) le condizioni ideali per un rimescolamento pressochè nullo dei bassi strati atmosferici, quelli più vicini a noi. L'inversione termica che si viene a creare (aria calda che scorre sopra aria più fredda) crea i presupposti per la genesi di un vero e proprio 'coperchio' il quale non permette la diffusione verticale degli inquinanti emessi in atmosfera.

Si tratta, di fatto, della condizione meteorologica ideale per la formazione della tipica 'nebbia in Valpadana'. Quella che stiamo osservando in questi ultimi giorni, con le medio-basse pianure dentro la coltre nebbiosa e le pedemontane/Prealpi al di fuori, quindi con tempo soleggiato. 
E' largamente diffuso il concetto che NEBBIA = INQUINAMENTO. Ma è davvero così? La nebbia, in realtà, si comporta come un 'pulitore d'aria', riducendo la concentrazione di polveri sottili. Strano, vero? Ebbene si, è proprio così. E come fa a farlo? Lo fa attraverso il fenomeno definito - in inglese - "fog scavenging", che in sostanza significa "dilavamento da nebbia". Non è altro che la deposizione al suolo del particolato atmosferico in seguito alla sua unione con l'acqua contenuta nello strato nebbioso. La nebbia, infatti, si genera in condizioni di aria satura, con umidità relativa al 100%. In quella condizione l'acqua passa dallo stato gassoso allo stato liquido (processo di condensazione), formando la nebbia...la quale non è altro che una nuvola schiacciata al suolo, nei primi 200-400m di atmosfera. 


Cosa avviene allora? Senza voler entrare in tecnicismi eccessivi, avviene che il particolato atmosferico - in base alla sua composizione chimica e alla sua dimensione - agisce come nucleo di condensazione: ogni particella attira su di sè il vapore acqueo favorendo la sua condensazione attorno alla particella. Questo processo, in condizioni di tempo nebbioso, è estremamente frequente proprio grazie all'umidità relativa elevatissima (aria umida, satura). La gocciolina, una volta formata e raggiunta una certa dimensione, non riesce più a stare 'sospesa' nell'aria e cade al suolo. Tale processo fà in modo che si metta in azione quell'azione di dilavamento del particolato atmosferico, che prende il nome di 'deposizione umida'. Visivamente avviene tramite la formazione di brina o galaverna (quando la temperatura è sotto lo zero) o rugiada (quando la temperatura rimane soprazero). 


La nebbia agisce quindi come un catalizzatore del processo di dilavamento del particolato atmosferico da noi stessi prodotto. A quel punto si crea la condizione per la quale, una volta che si genera la nebbia, l'inquinamento da polveri sottili...diminuisce. Proprio così, il contrario di quello che si potrebbe pensare. 


I dati di ARPA Lombardia riguardo le concentrazioni medie giornaliere di PM10 e PM2.5, riferite alla città di Milano, mettono in risalto questo fenomeno. Vediamoli. Nei giorni 25 e 26 gennaio, nonostante le condizioni di alta pressione, scarso rimescolamento e forte inversione termica la nebbia sul capoluogo ancora non era arrivata. Il tempo era soleggiato. Dal giorno 27 (sabato) lo strato nebbioso si è esteso fino ad inglobare il capoluogo lombardo, e tale situazione si è prolungata sia domenica 28 sia lunedì 29. Dal momento della comparsa della nebbia le concentrazioni di PM10 e PM2.5 hanno invertito il trend, dapprima orientato al rialzo per poi calare progressivamente fino a raggiungere valori sostanzialmente dimezzati rispetto alle giornate nelle quali non avevamo la presenza di nebbia. 
Questo processo lo si può osservare anche visivamente sulle nostre automobili, che nelle zone coinvolte da nebbia risultano molto sporche. Non è altro che il particolato atmosferico depositato al suolo. 


Si tratta di un concetto che inevitabilmente risulta contro-intuitivo, perchè da sempre si usa dire "nebbia e smog" sottolineando il fatto che i due fenomeni abbiano una correlazione diretta positiva (ossia, più nebbia c'è più smog c'è). Invece è esattamente il contrario: pur chiaramente rimanendo in condizioni di elevato inquinamento a causa dell'alta pressione e della stabilità dell'aria, le concentrazioni di polveri sottili tendono a subire una diminuzione una volta che va a svilupparsi la nebbia. Si tratta di un processo di 'pulizia' che si presenta a livello regionale, quindi solamente laddove è presente la nebbia. Al di fuori di essa, paradossalmente, le concentrazioni in atmosfera di polveri sottili sono più elevate nonostante il cielo rimanga sereno e il tempo soleggiato. Mi riferisco chiaramente alle zone che rimangono al di sotto dell'inversione termo-igrometrica, quindi in genere fino ai 300-400m di quota.


Quando ci troviamo immersi nella nebbia possiamo quindi condannarla meno di quanto fatto finora. E' proprio grazie a lei che si limitano i danni (per quanto possibile) in riferimento all'inquinamento dell'aria. 


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