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19 novembre 2020
ore 15:01
di Lorenzo Badellino
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Devastazioni nel Nicaragua dopo il passaggio dell'uragano Iota (Fonte: @H_NAILI via Twitter)
Devastazioni nel Nicaragua dopo il passaggio dell'uragano Iota (Fonte: @H_NAILI via Twitter)

Si è ormai dissipato prima di raggiungere l'Oceano Pacifico ciò che resta dell'ex uragano Iota, transitato in settimana sull'America Centrale. Ma si è lasciato dietro una scia di morte e devastazione che ha risparmiato ben poche zone dell'America centrale. Il bilancio delle vittime sale a 30 tra tutti gli stati coinvolti, a causa delle piogge torrenziali e delle conseguenti esondazioni e frane che si sono portate via interi villaggi. Il Nicaragua è lo stato che ha subito i danni maggiori, quello che ha subito il landfall distruttivo tra lunedì e martedì con venti fino a 240km/h sulla costa orientale.


Qui almeno 16 persone hanno perso la vita, di cui 12 sepolte da una frana che si è inghiottita un intero villaggio nella città di Matagalpa. A Bilwi, sulla costa orientale del Nicaragua gli alberi sono caduti sotto la furia del vento, così come i pali dell'elettricità, tetti delle case scoperchiate dalle raffiche, mentre più di 114.000 case sono rimaste senza elettricità e oltre 47.000 senza acqua.

In Honduras, almeno cinque persone sono morte e oltre 61.000 sono state trasferite in appositi rifugi. Vittime anche a Panama, El Salvador e Colombia, in quest'ultimo caso prima che Iota facesse landfall sull'isola di Providencia, nel Mar dei Caraibi, ancora con la forza di uragano di categoria 5. Ricordiamo che Iota è il più forte uragano atlantico dell'anno e solo il secondo uragano che nel mese di novembre è riuscito a raggiungere la categoria cinque.


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